A Roma, al liceo scientifico Augusto Righi, sono bastati un pantaloncino di jeans e una maglietta orta a scatenare quella che sembra essere, di giorno in giorno, una battaglia ideologia e politica importante.
Una studentessa si sarebbe presentata a scuola in shorts di jeans e con una maglietta sopra l’ombelico ed avrebbe ricevuto una sorta di rimprovero molto pesante da una professoressa. In seguito un altro professore si sarebbe esperto in modo verbalmente violento sulla questione, scrivendo sul suo profilo: “Oggi facciamo una preghiera, anche laica, per tutti quelli che mandano le figlie a scuola vestite come tr**e! Preghiamo insieme!”
“Stai sulla Salaria?”: la frase della professoressa alla studentessa
La frase ha scatenato fortissime proteste sia all’interno dell’istituto che fuori, tra chi si è schierato con l’atteggiamento e le intenzioni della prima professoressa, a chi ha espresso grande disaccordo con le parole del professore, condannandolo apertamente.
“Ma che stai sulla Salaria?”: sarebbe questa la frase pronunciata da una professoressa quando ha visto una studentessa, in corridoio, ballare con la pancia scoperta, mentre qualcun altro filmava il balletto (con l’ipotetica intenzione di condividerlo).
Una frase forte, dall’intento screditante e il cui significato è indubbio. A mo’ di difesa della prof, è arrivata la frase su Facebook di un professore con contratto a termine: “Oggi facciamo una preghiera, anche laica, per tutti quelli che mandano le figlie a scuola vestite come tr**e! Preghiamo insieme!”
Indignazione da parte degli studenti che, per protestare, mercoledì hanno deciso di andare a scuola vestite in gonna corta, con top e magliette che mostravano l’ombelico.
Tra coloro che hanno condannato la frase pubblicata su Facebook dal prof c’è la Preside Maria Grazia Lancellotti, le cui parole sono riportate da Repubblica: “Mi dissocio completamente dalla frase, di cui ero totalmente all’oscuro. Ci sono modi e modi di esprimere un pensiero”. Il prof, sentendosi accusato, ha voluto commentare che quelli condivisi sarebbero stati “pensieri che sono stati oggetto di eccessive reazioni istintive e che sono fonte di facili incomprensioni”. Resta da capire quale sarebbe stata la sostanza di pensiero difficile da comprendere nella sua frase.
Mario Rusconi, Presidente dell’Associazione Presidi di Roma, ha commentato con Repubblica: “Se è vero che il docente ha postato sui social quella frase, non solo ha commesso una grave scorrettezza ma dovrebbe essere sospeso dall’insegnamento. Il preside poi dovrebbe avviare un procedimento disciplinare, a quel punto l’Ufficio scolastico regionale lo mette sotto accusa ed è prevista la rimozione dall’incarico fino al licenziamento”. Rusconi non esclude che ci possano essere anche altre conseguenze: “Se poi ci sono profili penali il preside deve mandare tutto alla procura della Repubblica e avviare un procedimento penale. Io mi muoverei così. Nel frattempo il docente può essere sospeso dal servizio in attesa del procedimento penale o disciplinare”.
Anche il Collettivo studentesco Orazio è intervenuto sulla vicenda: “Nel 2022 e in un contesto scolastico è inaccettabile un così inadeguato uso delle parole, peraltro da parte di un professore, che dovrebbe istruirci e ‘aprirci la mente’ e invece esprime i suoi pensieri sessisti e retrogradi (…)”.
Starebbero invece dalla parte del professore i docenti del Righi, che hanno diffuso una lettera (firmata anche dal professore in questione) in cui parlano di episodio “strumentalizzato per innalzare in modo inopportuno barricate ideologiche ed evocare oscurantismi estranei alla comunità scolastica”.