Vai al contenuto

Tommaso Onofri quest’anno avrebbe 18 anni: la storia del bambino ucciso “perché piangeva troppo”

Pubblicato: 02/03/2022 11:18

Il prossimo 6 settembre Tommaso Onofri avrebbe compiuto 18 anni: il bimbo che l’Italia ha imparato a conoscere da poche foto che lo ritraggono a 17 mesi di vita, nel 2006, è rimasto solo un volto per molti e per alcuni è, purtroppo, un ricordo di grandissimo dolore.

Il 2 marzo 2006 alcuni sconosciuti sono entrati nella casa in cui Tommaso viveva con la sua famiglia a Casalbaroncolo: hanno legato ed immobilizzato i suoi genitori ed il fratellino Sebastiano e lo hanno portato via, con l’intenzione di chiedere un riscatto. Non lo faranno mai: incapaci di gestire l’enorme crimine commesso, hanno ritenuto più semplice sbarazzarsi del piccolo, uccidendolo con brutalità e seppellendolo. Uno di loro, una volta confessato, avrebbe spiegato che Tommy è stato ucciso perché piangeva, e quel pianto disperato stava esasperando i suoi rapitori.

Tommaso Onofri, il rapimento: quei soldi mai chiesti per il bambino che “piangeva troppo”

Il terribile omicidio del piccolo Tommaso Onofri è avvenuto ormai 16 anni fa: i suoi carnefici –Mario Alessi, Antonella Conserva e Salvatore Raimondi– sono stati condannati rispettivamente all’ergastolo, a 24 anni e 20. Di Tommy, oggi, rimane un ricordo indelebile: per sua madre, Paola Pellinghelli, vivere è diventato necessario per ricordare il figlio scomparso e riuscire ad occuparsi di chi è rimasto: Sebastiano, ormai adulto, che nel 2006 aveva 8 anni e fu spettatore di una tragedia familiare quasi impossibile da superare.

Il sequestro di Tommaso Onofri fu un piano pensato male -e portato avanti peggio- fin da subito. Quando i 3 rapitori entrarono a casa degli Onofri avevano l’intenzione di chiedere un riscatto di 5 milioni di euro per il piccolo, ma non c’era organizzazione nel sequestro, non conoscevano i problemi di salute di Tommaso (che doveva prendere il Tegretol, un farmaco, quotidianamente). I 3 rapitori erano talmente poco esperti in quello che facevano che lasciarono delle impronte digitali sul posto -quelle di Salvatore Raimondi- che furono fondamentali per inchiodarli. La madre del piccolo, che era stata legata con poca perizia, si libera facilmente e nel giro di poco è fuori di casa, a cercare suo figlio e a chiedere aiuto chiamando la polizia. Parte una ricerca disperata da parte delle autorità, mentre si comincia ad indagare: ancora nessuno sa che le speranze si sono spente pochi minuti dopo la chiamata alla polizia quando Mario Alessi, incapace di gestire il pianto spaventato del piccolo Tommaso e sentendosi braccato dalle sirene delle volanti, ha deciso che bisognava sbarazzarsi del bambino. Fu Raimondi a quel punto ad agire, prima strangolandolo e poi percuotendolo, fino ad ucciderlo.

Tommaso, le indagini: il padre osservato speciale, poi il ritrovamento delle impronte digitali

Ci vorrà più di un mese perché il piccolo Tommaso sia trovato, sepolto in mezzo al nulla. Prima sarà la famiglia ad essere posta sotto osservazione: gli Onofri non sono ricchi e non sembra plausibile un rapimento, quindi viene messa sotto esame la vita di Paolo Onofri. L’uomo viene iscritto al registro degli indagati nel momento in cui viene ritrovato un vecchio computer con materiale pedopornografico: per questo verrà condannato a 6 mesi di reclusione, ma è subito chiaro a tutti che non è lui ad aver organizzato il sequestro del suo stesso figlio. L’inesperienza dei rapitori sarà la loro condanna, e saranno le impronte digitali lasciate in casa a ricondurre a quegli operai che mesi prima avevano lavorato alla cascina della famiglia. Raimondi e Alessi vengono indagati, e pochi giorni dopo, ormai a un mese dalla morte di Tommy, Alessi confessa il rapimento e l’omicidio. 

Mario Alessi, il “mostro”: in tv diceva “Per me i bambini sono angeli”

Fino a poche ore prima della confessione, Mario Alessi era riuscito a tenere in piedi un’incredibile messinscena. Aveva rilasciato numerose interviste, aveva fatto appello ai “rapitori” e si era mostrato come l’ideale compagno di vita di Antonella Conserva: “Tutti i bambini per me sono angeli che scendono dal Cielo e una cosa così non va fatta, non va fatta assolutamente”, disse durante una puntata de La Vita in Diretta. Lei, che secondo il piano di sequestro originario sarebbe dovuta essere la “carceriera”, è rimasta al fianco dell’uomo per una messinscena mediatica trasmessa su tutte le reti televisive.

È bastato scavare nel suo passato per scoprire che Alessi era un criminale: nel 2000 aveva stuprato una ragazza minorenne, dopo aver immobilizzato il fidanzato di lei grazie a un complice. Per la sera del rapimento, si era procurato un alibi poco credibile: aveva detto di essere in un bar, ma la proprietaria aveva smentito. Nel 2017, 11 anni dopo l’omicidio, l’opinione pubblica si era sollevata dall’indignazione alla notizia che Alessi avrebbe potuto uscire con dei permessi premio, per poter lavorare fuori dal carcere. La stessa indignazione è scaturita quando, nel 2020, venne concesso un permesso premio ad Antonella Conserva. 

Tommy, il dolore e il lutto: la morte del padre Paolo

Solo due anni dopo la morte di Tommy, suo padre Paolo Onofri ha avuto un arresto cardiaco e per 6 mesi è stato costretto in una casa di cura fino a spegnersi nel gennaio 2014. Paola Pellinghelli è sempre rimasta a vivere nella casa di Casalbaroncolo insieme al figlio Sebastiano. Nel 2019, a Il Corriere, diceva: “Seba ha insistito per rimanere e alla fine ho capito che questo è l’unico posto in cui voglio stare e dove mi sento al sicuro, con i miei cani, i miei gatti, il mio giardino. In qualche modo qui c’è anche Tommy e io ci sto bene (…) il desiderio è vedere Seba contento perché non mi pare che lo sia. Per me va bene così com’è. Adesso conta soltanto la sua felicità”.

Ultimo Aggiornamento: 02/03/2022 17:17