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Mosca sempre più isolata, l’economia è sull’orlo del collasso: il punto sui mercati

Pubblicato: 04/03/2022 10:42

Mentre i carrarmati russi bombardano le città ucraine, a Mosca il conflitto assume un altro carattere. Quello finanziario. In poco più di due settimane, a seguito delle sanzioni occidentali, resta poco o nulla dei mercati russi capaci di attirare ingenti capitali esteri e tra i più performanti dei Paesi emergenti. Il conflitto in Ucraina ha di fatto azzerato tutto questo, facendo crollare la valuta locale e costringendo importanti società straniere a lasciare il Paese a discapito anche di ingenti perdite. Un vero e proprio isolamento economico quello che affrontando Mosca, e che rischia di far collassare il Paese in una profonda recessione da cui non sarà immediato rialzarsi.

La guerra in atto sta cambiando il panorama geopolitico ed economico, con profonde conseguenze per la crescita e per i mercati globali”, ha scritto in una nota di ricerca Stéphane Monier, Chief Investment Officer di Lombard Odier, secondo il quale il presidente Putin sembra pronto a paralizzare l’economia della Russia per un vantaggio geopolitico“.

Le operazioni internazionali delle autorità russe sono state ridotte – ha affermato il manager della banca di Ginevra – la banca centrale ha raddoppiato i tassi d’interesse e ha visto congelare circa la metà delle sue riserve estere. La nostra previsione è che il Paese affronti una recessione”.

Esodo dalla Russia

Le sanzioni imposte dall’occidente (come il blocco dallo Swift per alcune banche russe) stanno portando molteplici società a vendere gli asset russi e le proprie partecipazioni nelle joint venture nazionali, come il colosso britannico BP, Shell ed Equinor che nei giorni scorsi hanno venduto tutte le attività sul territorio russo. 

Ma non solo. L’isolamento economico a cui Putin è soggetto sta portando ad un esodo generalizzato delle società occidentali presenti sul territorio. Colossi dell’auto come Ford, General Motors, Volkswagen e altre big del settore hanno annunciato lo stop all’esportazione di auto in Russia, seguiti dai giganti del trasporto, come la danese Maersk che ha deciso di fermare l’invio di container verso il territorio russo.

Anche a livello tecnologico le cose non sembrano andare meglio. YouTube, Microsoft, Facebook e anche la cinese TikTok, di proprietà cinese hanno detto basta alla propaganda dei media di Mosca sulle proprie piattaforme, mentre grandi gruppi bancari come Societe Generale hanno stoppato i rapporti con il mercato russo nonostante l’esposizione sullo stesso.

Economia a rischio default

Gli enormi costi sul debito, la svalutazione della moneta locale e il congelamento degli asset esteri imposti dai Paesi Occidentali contro la banca centrale russa hanno aumentato i timori tra gli operatori circa la sostenibilità stessa del debito russo.

Timori accentuati anche dalla scelta dell’istituto centrale di non pagare gli interessi sulle obbligazioni Institute scadenza agli investitori stranieri “per evitare vendite di massa di titoli russi, il ritiro di fondi dal mercato finanziario russo e sostenere la stabilità finanziaria“.

Una decisione, questa, che secondo Nick Eisinger, responsabile fixed income EM di Vanguard AM, porterà “ad un default tecnico” e che per Moody’s dimostra l’incapacità di Mosca “di ripagare il proprio debito anche sul mercato locale“.

La stessa Moody’s, in un’azione combinata con Fitch Ratings (entrambe agenzie di rating americane) hanno declassato il debito russo di sei gradi portandolo ad un livello di “non investment grade“, precisamente a junk – spazzatura – lo stesso livello di Paesi molto instabili al loro interno come la Libia.

Stop al trading

La Borsa di Mosca continua a rimanere chiusa per paura di un vero e proprio ‘bagno di sangue’ finanziario visto che operatori e società straniere stanno facendo a gara di chi vende prima i propri asset russi. Tuttavia, fino ad oggi è stato possibile scambiare sulla Borsa di Londra le ricevute di deposito di società russe strategiche come Sberbank, la prima banca del Paese, e Gazprom, società titolare del progetto Nord Stream 2.

In una sola giornata, quella di mercoledì, le ADR russe quotate a Paternoster Square hanno perso tutte oltre il 90% portando la London Stock Exchange (società che gestisce l’omonima piazza) a sospendere dalla contrattazioni tutti i 27 titoli legati alle società russe a causa “delle condizioni di mercato e al fine di mantenere i mercati ordinati” ha spiegato LSE in una nota.

Nel solo mercato britannico, le società russe hanno bruciato 430 miliardi di sterline in termini di capitalizzazione, con decisioni simili a quella della LSE che potrebbe essere prese a breve dalle borse tedesche e statunitensi, mentre MSCI e Ftse Russel hanno già fatto sapere di aver escluso i titoli russi dai propri indici mondiali. Il conflitto russo-ucraino ha portato un cambio di paradigma non solo geopolitico e sociale ma anche finanziario, che potrebbe durare per molti anni.