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Alessio e Simone D’Antonio: annullata condanna per Rosario Greco, che guidava il Suv che uccise i cuginetti

Pubblicato: 07/03/2022 17:46

L’11 luglio 2019 Alessio e Simone d’Antonio, cugini di 11 anni di Vittoria, sono stati uccisi da un Suv che, correndo fuori controllo nella via in cui abitavano, li ha falciati spezzando le loro vite in costruzione.

La Corte di Cassazione ora annullato la condanna in appello a 9 anni per il responsabile della loro morte, Rosario Greco, che quella sera era alla guida del suv. Greco era stato condannato nei primi due gradi di giudizio per duplice omicidio stradale in stato di alterazione psicofisica dovuta a sostanze alcoliche e stupefacenti.

Alessio E Simone, uccisi davanti all’uscio di casa: il dolore di Alessandro D’Antonio

La sera dell’11 luglio 291 Alessio e Simone era seduti sul gradino davanti alla porta di casa, a giocare e chiacchierare, i volti rivolti alla strada. In un attimo, sotto gli occhi di Alessandro D’Antonio, padre di Alessio, il suv di Rosario Greco era arrivato su di loro come una scheggia impazzita, travolgendoli: uno dei due era morto subito, l’altro ha vissuto giorni di agonia per poi morire in ospedale, nonostante i tentativi disperati dei medici per soccorrerlo.

Le 3 persone che si trovavano in macchina con Rosario Greco ora sono a piede libero, nonostante al momento dell’incidente se ne fossero andati senza prestare alcun soccorso. 

Alessandro D’Antonio, padre di Alessio: “A noi è stato dato l’ergastolo della sofferenza”

Ora la notizia dell’annullamento dell’appello sconvolge le famiglie delle due vittime, che temono che anche quei 9 anni -percepiti come molto pochi- di condanna, per giunta in rito abbreviato, diventino ancora meno: “Cosa è l’ergastolo? Sono una persona umile, non un giurista. Ma nell’ergastolo c’è una parola fondamentale: il termine ‘sempre’ ”. A parlare a Il Corriere della Sera è Alessandro D’Antonio, padre di Alessio. Per la loro famiglia l’idea che la pena venga ulteriormente ridotta è inimmaginabile: “Il condannato è privato della sua libertà. Per sempre. Ma in questa storia siamo stati noi genitori ad essere condannati per sempre al dolore. È a noi che è stato dato l’ergastolo della sofferenza”.

Alessio e Simone, le famiglie lottano per una legge “più dura”

La legge parla chiaro, ma in questo caso non è proporzionata all’atrocità di quanto accaduto: “Mi si dice che per omicidio stradale e con rito abbreviato nove anni sono sufficienti. Ma non è stato un incidente stradale, è stata una strage. Commessa da un uomo che anziché uccidere con un fucile lo ha fatto con un Suv. Come altro si può definire l’azione di uno che va a 120 km orari in una stradina stretta, un vicolo dove si dovrebbe andare a non più di 20/30 km orari? Strafatto di cocaina e di alcol. Per me è una strage”. Ora, le famiglie di Alessio e Simone continuano a resistere perché vogliono che le cose cambino: “Per avere una legge più dura. Per me, per mio fratello, per le nostre mogli, per la memoria dei bimbi, per tutti quelli che si trovano nella nostra posizione e per evitare che altri possano provare la stessa sofferenza. La nostra rabbia”.

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