Vai al contenuto

La foresta pluviale amazzonica in agonia: vicina al punto di non ritorno, rischia di trasformarsi in savana

Pubblicato: 21/03/2022 18:08

Le condizioni di salute della foresta amazzonica, il più grande polmone verde del mondo, non sono affatto delle migliori. È quanto emerso da uno studio condotto su immagini satellitari raccolte nell’arco di trent’anni, che dimostrano come la foresta pluviale fatichi a riprendersi in seguito a incendi, cambiamenti climatici e disboscamento. In altre parole, l’Amazzonia sta perdendo la sua capacità di conservarsi come foresta, un rischio che la porterebbe a modificare la sua naturale identità, trasformandola da enorme bacino in grado di catturare la CO2 in una fonte di gas che riscalda il pianeta. La foresta ne rilascia infatti più di quanto ne riesca ad assorbire. Un processo catastrofico che non avrebbe impatti solo sul Sudamerica, ma su tutto il mondo, e che una volta innescato diventerà irreversibile.

Foresta amazzonica, lo studio: aridità sempre maggiore

L’indagine è a cura di tre ricercatori dell’Università di Exter (Regno Unito), pubblicata il 7 marzo sulla rivista Nature Climate Change. Il messaggio è inquietante già dal titolo: “Consistente perdita di resilienza dell’Amazzonia dagli anni 2000”. Tramite questo studio, che si basa su misurazioni satellitari, i ricercatori hanno scelto di analizzare la parte di foresta amazzonica che appare meno sofferente. Gli studiosi hanno così individuato i tempi di risposta agli eventi di breve termine, come i cambiamenti climatici, scoprendo invece che i tempi di reazione della foresta sono sempre più lunghi. Una perdita di resilienza aggravata dai fattori legati all’intervento dell’uomo, quali incendi e disboscamento, uniti alla siccità generale.

La foresta si sta quindi indebolendo proprio nelle aree più a contatto con l’attività umana. Questo dà il via a un circolo vizioso dovuto all’abbattimento degli alberi, fondamentali invece per il ciclo dell’acqua, ma distrutti con incauta nonchalance per creare pascoli e piantagioni. Fatto che provoca una condizione di aridità sempre maggiore, che finisce per contagiare altri alberi, fino a compromettere inesorabilmente l’intero sistema.

Foresta amazzonica, vicini al punto di non ritorno

Le analisi raccolte mostrano la situazione in cui versa la foresta amazzonica. Un quinto è già andato perso rispetto ai livelli preindustriali, per cui il punto di non ritorno, ancora non individuato dagli scienziati, una volta innescato vedrà alcune aree o l’Amazzonia intera modificare la sua naturale identità e trasformarsi in un habitat simile a quello di una savana, soltanto in una manciata d’anni.

Resiste tuttavia ancora una speranza, seppur flebile, perché il giro di boa non è stato ancora oltrepassato. Occorre però ridurre immediatamente la deforestazione, punto cruciale dell’intera faccenda, che consentirebbe di proteggere le parti di foresta minacciate direttamente e conservare così la preziosa resilienza del cosiddetto polmone verde del pianeta.