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Draghi su Putin: “Non mostra interesse alla tregua”. Il presunto piano del leader del Cremlino secondo il premier

Pubblicato: 23/03/2022 11:23

La nostra volontà di pace si scontra con quella del presidente Putin“. Così il premier Mario Draghi, intervenuto alla Camera per le comunicazioni in vista del Consiglio europeo al via domani a Bruxelles, ha dipinto l’attuale assetto del lavoro diplomatico sul fronte della guerra in Ucraina. Secondo il punto di vista espresso dal presidente del Consiglio a margine dell’intervento del leader ucraino Volodymyr Zelensky al Parlamento italiano, Vladimir Putin avrebbe un piano preciso nell’offensiva avviata contro Kiev.

Draghi su Putin: “Non mostra interesse alla tregua“, il presunto piano russo secondo il premier

Un positivo epilogo degli sforzi diplomatici per concludere le ostilità in Ucraina dipende da Mosca. Lo sostiene il premier Mario Draghi, nel corso di un intervento alla Camera sul prossimo Consiglio europeo in vista a Bruxelles. Sono ore particolarmente roventi e ruvide sulla linea di tensioni tra il Cremlino e Kiev, con incessanti reciproche accuse sotto il fuoco di altrettanto costanti bombardamenti.

Mentre si cerca uno sbocco di mediazione per arginare lo spettro di un allargamento del conflitto ai Paesi confinanti e al resto dell’Europa – con il rischio di uno scontro diretto tra Russia e Nato – il premier insiste sulla necessità che Putin arrivi al tavolo del negoziato con sincerità di intenti. Una condizione che finora è apparsa piuttosto evanescente nella lettura degli eventi fornita dall’Occidente.

La nostra volontà di pace si scontra però con quella del Presidente Putin, che non mostra interesse ad arrivare a una tregua che permetta ai negoziati di procedere con successo“, ha dichiarato Draghi dopo aver ribadito al presidente Zelensky l’impegno italiano nell’armare gli ucraini per difendere la propria sovranità.

Secondo Draghi, il piano di Vladimir Putin sarebbe il seguente: “Il suo disegno appare quello di guadagnare terreno dal punto di vista militare, anche ricorrendo a bombardamenti a tappeto come quelli a cui assistiamo a Mariupol. Per questo, la comunità internazionale ha adottato sanzioni sempre più dure nei confronti della Russia. Lo sforzo diplomatico potrà avere successo solo quando lo vorrà realmente Mosca“.

Russia e Nato sul filo dello scontro diretto: nuovo monito del Cremlino

Mentre il premier Draghi sottolinea la necessità di massima cautela per “non commettere l’errore di avallare una contrapposizione tra Occidente e Russia e alimentare così quello che è stato più volte definito uno scontro di civiltà“, dal fronte russo arrivano segnali ritenuti allarmanti dagli Stati Uniti e in particolare dal Pentagono. Sintomo che un ulteriore gradino possa essere percorso dalle forze russe nell’attuale tessuto bellico in ottica escalation.

Poche ore fa, il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, citato dalla Tass, ha rimesso sul piatto l’orizzonte di una guerra con armi nucleari. Una strada che la Russia sarebbe disposta a imboccare “solo se la sua stessa esistenza fosse minacciata“. Il problema davanti alla possibilità di una deriva nucleare del conflitto è tutto in un interrogativo: qual è la specifica situazione che la Russia vivrebbe come una minaccia alla sua stessa “esistenza“? Del resto, anche l’allargamento dell’ingerenza dell’Alleanza atlantica a est era stato dipinto dal leader russo come una sorta di “attentato” alla sicurezza del suo Paese.

Oltreoceano, vibrazioni sempre più tese si condensano nella critica americana sul filo di un botta e risposta che evoca riflessi da Guerra fredda: “Questo non è il modo in cui dovrebbe comportarsi una potenza nucleare responsabile“, ha sottolineato il portavoce del Pentagono John Kirby in merito alla presunta minaccia russa sul ricorso all’atomica e alle sue sinistre declinazioni. La riflessione degli Stati Uniti al momento non sarebbe accompagnata dalle evidenze in campo: finora, avrebbe concluso la difesa Usa, non sarebbe stato rilevato “alcun elemento che porti a ritenere che gli Stati Uniti debbano cambiare la loro dottrina di deterrenza”.

Il Cremlino rilancia con un nuovo monito, sostenendo che le sabbie mobili in cui versano i negoziati sarebbero frutto della cattiva influenza americana su Kiev. Il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, è tornato sul rischio in gioco: “L’invio di forze di pace della Nato in Ucraina provocherebbe uno scontro diretto con la Russia“, uno scenario che si tradurrebbe come “scontro diretto tra le forze armate della Federazione russa e quelle dell’Alleanza atlantica“. Sullo sfondo, ancora una volta, la narrazione di Mosca ricalcata dalle parole dello stesso Lavrov: la guerra non sarebbe altro che il frutto del “desiderio degli Stati Uniti di dominare il mondo“.

Ultimo Aggiornamento: 23/03/2022 13:45