Di giorno era costretta a lavorare nell’attività di famiglia, la sera veniva violentata: è la storia drammatica di un ragazza vittima del padre, ora accusato di maltrattamenti e violenza sessuale, che per 9 anni avrebbe abusato della figlia minorenne e le avrebbe fatto subire diversi tipi di violenze.
La storia della giovane 19enne è venuta alla luce proprio per la denuncia della ragazza di Roma, che stremata da una vita di abusi, appena raggiunta la maggiore età ha trovato la forza di ribellarsi al padre orco.
Il calvario iniziato quando era bambina è durato 10 anni
Il calvario per lei era cominciato quando aveva appena 9 anni: il padre aveva imposto alla bambina di lavorare con i genitori nel negozio di famiglia, con l’ accordo che avrebbe potuto andare a scuola solo se avesse rispettato gli accordi lavorativi. La piccola entusiasta all’idea di frequentare le lezioni, sottostava agli obblighi del padre, che la sera si trasformava in orco: su di lei si abbatteva la violenza del genitore, che ha continuato ad abusare di lei fino a quando la ragazza ha compiuto 18 anni. Secondo il racconto, diffuso da Il Corriere della Sera, una volta diventata maggiorenne la ragazza avrebbe denunciato le violenze del padre che ora sarebbe stato raggiunto da un divieto di avvicinamento. La ragazza è stata infatti trasferita in una località segreta ed ora potrà ricostruirsi una vita.
Denunciato dalla figlia di 15 anni, lui dice che si è inventata tutto
Il caso della ragazza di Roma non è, purtroppo, l’unico sorto ogni onori delle cronache negli ultimi tempi. Nel milanese un uomo di 42 anni è stato denunciato dalla figlia di 15 anni che ha dichiarato di essere stata abusata dal padre. Lui, che si trova in carcere, avrebbe invece riferito al giudice che la ragazza si sarebbe inventata tutto per via del sequestro del cellulare, per punizione, da parte sua. La versione dell’uomo non è stata ritenuta credibile dal pm Alessandro Gobbis, che ha firmato la convalida di fermo la quale è riportata da Il Giorno: “Non sussistono ragioni per dubitare della veridicità delle dichiarazioni rese dalla vittima, alla luce della coerenza e della spontaneità che le ha caratterizzate e dall’assenza, dall’altra parte, di riscontri da quanto riferito dal padre”.