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Disabile mentale condannato a morte, per la Corte era consapevole e conferma l’esecuzione

Pubblicato: 31/03/2022 13:02

La Corte d’Appello di Singapore intende proseguire con la condanna a morte di Nagaenthran Dharmalingam, colpevole di aver introdotto nel Paese un piccolo quantitativo di droga. Ancora una volta è stato respinto il ricorso della difesa, incentrato sulla disabilità mentale dell’uomo.

Condannato a morte per traffico di droga, la Corte respinge l’appello della difesa: è disabile

Nagaenthran K. Dharmalingam è un cittadino malese di 34 anni arrestato a Singapore nel 2009. Da oltre 10 anni si trova nel braccio della morte per aver introdotto 42,7 grammi di eroina in un Paese che ha una delle legislazioni più severe in materia di droga e narcotraffico. È stato condannato a morte nel 2010 e da allora gli attivisti per i diritti umani non hanno mai smesso di chiedere un riesame della sentenza, scongiurando così il ricorso alla pena di morte. Anche le Nazioni Unite e l’Unione Europea hanno contestato duramente la condanna a morte di un disabile mentale, chiedendo di commutare la pena in carcere. La condanna era stata dapprima posticipata dopo che a novembre 2021 l’uomo era risultato positivo al Covid, ma ora l’ultimo ricorso intentato dalla difesa è stato respinto dal pubblico ministero nella giornata di martedì 29 marzo. La richiesta presentata riguardava una nuova valutazione psichiatrica per l’uomo.

La preoccupazione degli attivisti per i diritti umani e la decisione della Corte di Singapore

Tra le persone che non hanno mai smesso di lottare affinché Nagaenthran Dharmalingam non sia condannato a morte c’è la sorella Sarmila. “Non posso accettarlo, è una sentenza ingiusta nei confronti di mio fratello” ha dichiarato all’agenzia Reuters. “Questa è una condanna crudele”. Anche Amnesty International ha seguito il caso, affermando che “Il governo di Singapore deve agire ora per fermare questa ingiustizia e porre fine all’uso inumano, vergognoso della pena di morte per punire i reati legati alla droga”. Da parte di Singapore è invece stato ribadito che la condanna a morte costituirebbe il principale deterrente contro il narcotraffico e che la maggioranza dei cittadini sarebbe d’accordo con questa legislazione. L’Alta Corte ha inoltre stabilito che la condizione di disabilità mentale del 34enne potrebbe averlo portato a sottovalutare la pericolosità di quanto stava facendo, ma tale condizione non diminuirebbe la sua colpevolezza. Per la Corte, Dharmalingam sarebbe stato consapevole di ciò che stava facendo quando era stato trovato in possesso di droga a un posto di blocco.

L’attesa e la paura per la sentenze di morte nei confronti del 34enne disabile mentale

Nonostante gli attivisti per i diritti umani abbiano più volte ribadito la disabilità mentale di Dharmalingam, l’ultima udienza della Corte d’Appello dovrebbe pronunciare il verdetto a breve. Dopo lo stop forzato dovuto alla pandemia, il timore è che Singapore possa riprendere le condanne per impiccagione. Sebbene non siano noti i dati ufficiali, gli attivisti stimano in oltre 50 uomini i condannati in attesa della pena di morte per reati connessi al traffico di droga a Singapore. Mentre le esecuzioni sono state bloccate dal Coronavirus, le sentenze per la pena di morte non si sarebbero mai fermate.

Ultimo Aggiornamento: 31/03/2022 15:34