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Crisi dei fertilizzanti: la guerra in Ucraina blocca l’esportazione dei concimi chimici nel resto del mondo

Pubblicato: 01/04/2022 17:33

I rincari energetici e lo scoppio della guerra in Ucraina stanno compromettendo l’annata, già complicata a causa del cambiamento climatico e della pandemia, per la filiera agricola. Secondo i dati rilasciati da Borsa merci telematica italiana (BMTI), le forniture dei fertilizzanti stanno crollando di conseguenza i prezzi continuano a crescere vertiginosamente. L’allarme arriva in un periodo cruciale dell’anno dato l’avvio delle semine primaverili (mais, sorgo, soia) e della fase di concimazione dei cereali autunnali tra cui il grano.

Ucraina, Russia e Bielorussia sono i maggiori esportatori di fertilizzanti

Lo scorso 4 marzo il ministero del commercio russo ha annunciato il blocco dell’esportazioni di fertilizzanti. La decisione è stata presa in seguito alle pesanti sanzioni ricevute dai paesi Occidentali, accusando l’impossibilità di proseguire i trasporti. Tutto ciò avrà delle conseguenze, la Russia infatti è il primo esportatore al mondo di fertilizzanti, con una quota di 50 milioni di tonnellate prodotte ogni anno, cioè il 13% della produzione globale.

Anche la Bielorussa stopperà la fornitura di fertilizzanti, a causa delle sanzioni che hanno fermato l’import di cloruro di potassio (ingrediente essenziale per i fertilizzanti), di cui il paese è tra i maggiori esportatori. Mentre l’Ucraina non consentirà più, almeno per il prossimo futuro, la vendita al di fuori dei confini nazionali di fertilizzanti e di ingredienti per la loro produzione. La decisione è stata presa per consentire la produzione agricola nei confini dello Stato durante il conflitto armato contro la Russia.

I prezzi dei fertilizzanti sono in crescita

La guerra stia influenzando direttamente su diversi punti come il caro bollette, il caro benzina e anche sui costi di produzione dei concimi chimici. Quest’ultimi per essere generati hanno bisogno di grosse quantità di energia. Ad esempio l’ammoniaca viene sintetizzata, partendo da azoto e idrogeno, attraverso un processo noto come Haber-Bosch, il quale impiega tra l’1 e il 2% dell’energia mondiale generata dal pianeta. Di conseguenza l’aumento vertiginoso dei rincari energetici impatta direttamente sul prezzo dei fertilizzanti.

Secondo l’analisi di BMTI, sui listini delle Camere di commercio e Borse Merci italiane, i prezzi dei fertilizzanti chimici sono cresciuti nella settimana dal 28 febbraio al 4 marzo. In particolare, si è registrato +3,8% per l’urea, attestata sugli 875 €/t (+140% rispetto al 2021) e un +0,9% per il nitrato ammonico attestato a 675 €/t (+140% rispetto al 2021). L’incremento dei pezzi comprende anche i fertilizzanti a base di potassio e fosforo, con rialzi su base annua del +112% per il cloruro di potassio e del +96% per il perfosfato triplo.

Le conseguenze di questo conflitto saranno gravi sia per l’Italia ma anche per tutto il resto del globo. Basti pensare che Ucraina e Russia sono i maggiori esportatori di fertilizzanti, grano e olio di girasole. L’Ucraina nel 2021, con una quota del 15%, è stato il secondo fornitore di urea dell’Italia, con circa 125mila tonnellate inviate al nostro paese tra gennai e novembre (+46% su base annua).