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Mostro di Firenze, riparte la caccia: chiesta una nuova indagine su una pista “mai approfondita”

Pubblicato: 01/04/2022 12:20

Con l’archiviazione delle indagini sugli ultimi due sospetti risalente al novembre 2020, si pensava che il caso del Mostro di Firenze fosse arrivato ad un punto definitivamente morto. Invece, i legali delle famiglie di tre vittime del famigerato killer (o gruppo di killer) italiano hanno presentato due istanze: in una chiedono di ritornare su una pista che non sarebbe mai stata del tutto approfondita. Per l’investigatore privato Davide Cannella, parte della Squadra di Polizia Giudiziaria che ha indagato sul caso negli anni ’80, la verità però sarebbe altrove.

Chiesta la riapertura delle indagini sul Mostro di Firenze: cosa chiedono le due istante

A marzo 2022 sono state presentate alla procura di Firenze due istanze: a firmarle sono i legali delle famiglie di Carmela De Nuccio, Nadine Mauriot e Jean Michel Kraveichvili, rispettivamente la vittima dell’omicidio di Scandicci del 1981 e la coppia francese uccisa a Scopeti nel 1985. La prima istanza, si apprende dalla nota dei legali riportata da La Nazione, richiede nuovamente l’accesso agli atti del procedimento contro Pietro Pacciani – condannato in primo grado nel 1994, poi assolto in appello e quindi morto prima che il processo richiesto dalla Cassazione potesse avere luogo.

La seconda, invece, “è una richiesta di riapertura delle indagini del procedimento già archiviato nei confronti di Giampiero Vigilanti“, il legionario già oggetto di numerose indagini e della più recente archiviazione assieme al medico Francesco Caccamo. Quello che chiedono i legali, è di riportare l’attenzione “su una pista riguardante un sospettato presente in un vecchio dossier dei carabinieri, mai approfondita e mai entrato nella famosa lista dei sospettati“. I sospetti nascono da una calibro 22 – la pistola usata negli omicidi del Mostro di Firenze – e da del DNA presente sulle buste inviate ai pm Piero Luigi Vigna, Francesco Fleury e Paolo Canessa ad ottobre 1985. Si chiede di paragonare quel DNA con gli altri coinvolti nel caso.

Si chiede una riapertura delle indagini” sono le parole dell’avvocato Vieri Adriani riportate dal quotidiano toscano, che insiste anche sulla incostituzionalità del divieto d’accesso agli atti di Pacciani. A far ben sperare i legali, la “numerosa partecipazione dei familiari delle vittime” che potrebbe spingere la Procura a “aprirci la porta dell’archivio del mostro

La nuova pista non porterebbe a niente: “È una strada senza sbocco

“Dietro questa porta, potrebbe non esserci niente di nuovo”. Lo afferma Davide Cannella, investigatore privato della Falco Investigazioni e parte della Squadra della Polizia Giudiziaria che dal 1985 ha indagato sul Mostro di Firenze. Quarant’anni di esperienza sul caso che lo portano a dire che la pista richiesta dai legali è un vicolo cieco. A The Social Post, ha dichiarato che “Non credo verrà fuori niente di particolare da questa strada, la vedo chiusa senza alcuno sbocco. Era una vecchissima informativa“.

Il fatto che a casa del sospettato mai veramente indagato sia stata trovata proprio quell’arma, non significherebbe niente: “Le calibro 22 serie h erano un lotto di cartucce enorme, ne fabbricarono milioni. Quelle utilizzate dal Mostro erano di due lotti diversi, ben chiari e precisi“. Cannella, inoltre, specifica che il processo in realtà non è mai stato chiuso, perché al tempo delle condanne dei “compagni di merende” è stato dichiarato che dietro agli omicidi c’erano dei mandanti e quindi vanno ancora cercati e perseguiti.

Il caso del Mostro di Firenze: la verità sarebbe da cercare 54 anni fa

Davide Cannella dubita anche della questione delle buste anonime, perché “C’è una serie infinita di mitomani che hanno inviato lettere, l’unica certamente inviata dal Mostro è quella mandata al Sostituto Procuratore Silvia Della Monica [del 10 Settembre 1985, ndr], perché dentro c’era un frammento del seno della ragazza francese“. Lettera che, rivela a The Social Post, sarebbe importante soprattutto per il dove è stata imbucata: la cassetta è stata fatta risalire a San Piero Della Pieve, dove la Della Monica aveva una residenza estiva. Tuttavia, dice Cannella: “Piantando un compasso in quella cassetta delle lettere e aprendolo a massimo 10 km, in quell’area si trova una casa che appartiene al Mostro di Firenze“.

O almeno a quello che lui ritiene essere il vero Mostro. A convincerlo è la pista su cui continua a lavorare e che torna indietro al 1968, all’omicidio di Antonio Lo Bianco e Barbara Locci realizzato tramite la stessa calibro 22 dei successivi delitti degli anni ’70. “Dopo il terzo delitto è arrivata una lettera anonima – ha dichiarato, riferendosi allo scritto che ha permesso di collegare due casi fino a quel momento distinti – ma chi poteva sapere che la pistola che ha sparato nel ’74 era la stessa del ’68? O chi ha sparato, e non credo, oppure qualcuno che lo conosceva“. Una pista che si basa su alcuni punti fermi: “La pistola è una calibro 22 che spara cartucce serie h, la prima volta ha sparato nel 1968 e lì ci sono una serie di nominativi e un soggetto che faceva parte di quei nomi. Era quasi sempre presente nella zona degli altri delitti e sì, è la stessa che ha la seconda casa entro 10 km dalla cassetta delle lettere di San Piero Della Sieve“. Una persona ancora viva, aggiunge, che potrebbe lasciare ancora aperta la speranza di risolvere il mistero del Mostro di Firenze.

Ultimo Aggiornamento: 02/04/2022 17:49