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Bombe a grappolo: come funzionano e perché sono pericolosi gli ordigni proibiti usati dai russi a Mykolaiv

Pubblicato: 05/04/2022 10:24

La scorsa notte un feroce attacco ha distrutto un ospedale pediatrico a Mykolaiv, causando molte vittime. Dalle prime analisi dei fatti pare che sull’edificio siano state sganciate delle bombe a grappolo, nonostante il loro utilizzo sia considerato proibito, ed avrebbero causato la morte di almeno 11 civili (il bilancio potrebbe però essere più grave).

L’utilizzo delle bombe a grappolo peggiora drasticamente la posizione della Russia nel quadro internazionale: questo tipo di ordigni è ufficialmente condannato da moltissimi Paesi per via della loro letalità nei confronti dei territori civili e delle persone.

Bombe a grappolo: come funzionano, le varie tipologie

Le bombe a grappolo sono ordigni dall’enorme potenza distruttiva. Sono costituite da un corpo centrale con una funzione di contenitore (il cluster) all’interno del quale vengono inserite numerose submunizioni. La bomba a grappolo viene lanciata in volo da un aereo e, mentre l’ordigno è in fase di discesa, il cluster si aziona aprendosi e liberando le submunizioni, che si distribuiranno a terra sparpagliandosi sul territorio. L’altezza da cui vengono liberate e la velocità del velivolo incidono molto sull’ampiezza del territorio che le submunizioni andranno a ricoprire.

Le submunizioni tendenzialmente hanno la funzione di esplodere all’impatto: all’interno di un solo cluster possono essere contenute submunizioni di natura diversa (a frammentazione, ad effetto incendiario, perforanti o a scopo perforato). Non si tratta purtroppo di armi precise e infallibili: ciò significa che spesso non esplodono all’impatto ma finiscono comunque a terra, finendo incastrate nel terreno e diventando così delle mine pericolosissime sul lungo termine. Ci sono territori molto vasti, come l’afghanistan, dove si sta cercando di bonificare il terreno per renderlo innocuo per la popolazione. In alcuni paesi come il Libano, il Kosovo, l’Iraq, il Laos ed il Vietnam rimangono tuttora presenti vaste aree con submunizioni inesplose.

Trattato di Ottawa e Convenzione del 2010: i trattati per proibire l’uso delle bombe a grappolo

Due convenzioni hanno portato alla fortissima limitazioni della presenza di bombe a grappolo sul globo. Nel 1997 è stato firmato il trattato di Ottawa, che proibisce la produzione, lo stoccaggio, la vendita, l’uso e la distruzione di mine antiuomo: il trattato è stato firmato da 133 Paesi: uno di questi è l’Italia, che è tra i primi firmatari.

Nel maggio 2008 è invece nata la convenzione Onu sulle bombe a grappolo, poi divenuta attiva a tutti gli effetti nel 2010. La Convenzione è un trattato che proibisce l’uso e la produzione delle bombe a grappolo ed è finalizzata a porre una fine alle conseguenze deluso dei cluster sui civili e sui territori civili . Tra i firmatari di questa convenzione non ci sono Stati Uniti, Russia. Israele, India, Cina, Brasile e Pakistan.

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