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Omicidio Stefano Cucchi: i due carabinieri, condannati in via definitiva, si costituiscono in carcere

Pubblicato: 05/04/2022 12:16

Ieri sera è arrivata la condanna in via definitiva per due dei quattro carabinieri accusati del pestaggio e della morte di Stefano Cucchi. Ora ci sono novità per i carabinieri condannati, prima del loro ingresso in carcere.

Sentenza omicidio Stefano Cucchi, i due carabinieri condannati si costituiscono

Alessio Di Bernardo e Raffaele D’Alessandro sono i due carabinieri che sono stati condannati in via definitiva per omicidio preterintenzionale. La sentenza è stata emessa dalla Cassazione ieri sera, lunedì 4 aprile, e ha disposto la reclusione a 12 anni di carcere. Poco dopo la decisione della Cassazione, i due uomini si sono costituiti presso la caserma Ezio Andolfato di Santa Maria Capua Vetere a Caserta, dove ha sede il carcere militare giudiziario. Si sono dunque consegnati nel corso della notte, prima di essere trasferiti all’interno della struttura.

Le parole di Ilaria Cucchi, sorella di Stefano, sulla decisione della Cassazione

Tramite il suo difensore Maria Lampitella, D’Alessandro ha dichiarato che “Sono amareggiato perché non sono l’assassino di Stefano Cucchi, ma rispetto la decisione dei giudici perché sono un carabiniere nell’animo”. Per il maresciallo Roberto Mandolini e per Francesco Tedesco si attende invece l’appello bis con l’accusa di falso. Per loro, le condanne sono di 4 anni e 2 anni e mezzo rispettivamente.

Sulle pagine de La Stampa, Ilaria Cucchi ha scritto di sentirsi ancora “sospesa, incredula dopo tanti anni di verità urlata con tutte le mie forze ma negata con intollerabile arroganza”, perché “Andranno finalmente in galera coloro che hanno colpito più e più volte mio fratello infliggendogli sofferenze che poi lo porteranno a morte in totale ed obbligata solitudine“. Il 15 ottobre 2009 Stefano Cucchi era stato fermato dai carabinieri e condotto nella stazione Appia. Il 22 ottobre, appena una settimana più tardi, moriva nel reparto detenuti dell’ospedale Pertini. Il suo corpo pesava appena 37 chili al momento della morte ed era ricoperto da lividi, lesioni e fratture provocati da un feroce pestaggio.