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Nuova variante Covid XE, sintomi e contagiosità: i primi dettagli sulla nuova forma del Coronavirus

Pubblicato: 06/04/2022 11:53

Si sta diffondendo la nuova variante XE del Covid-19, con i primi casi già registrati in Regno Unito e Thilandia. Ecco quali sono i principali sintomi attraverso cui si manifesta e che cosa sappiamo finora su questa variante.

Variante XE del Coronavirus, i primi casi e le ipotesi sulla sua contagiosità

Dopo le varianti Omicron 1 e Omicron 2 si parla della recente variante XE, di cui si sono già registrati 600 casi in Gran Bretagna. Questo nuovo ceppo del Coronavirus è ancora sotto osservazione, ma le prime ricerche suggeriscono che sia il 10% più contagiosa di Omicron. La maggiore contagiosità, come ha spiegato Walter Ricciardi, consigliere del Ministro della Salute Roberto Speranza durante la trasmissione Agorà, potrebbe rappresentare un problema perché potrebbe potenzialmente coinvolgere non solo i pazienti ma anche gli operatori sanitari. Un possibile esito di questa diffusione è la difficoltà ad accedere ai servizi sanitari, come sta succedendo in questo momento in Inghilterra. Ma che cos’è questa nuova variante e quali sintomi si possono avere?

Quali sono i principali sintomi della variante XE del Covid-19

L’agenzia sanitaria inglese ha diffuso una lista dei principali sintomi con cui si manifesta la variante XE. Accanto ai sintomi ormai riconosciuti come tipici del Covid (febbre, tosse continua, perdita di olfatto e gusto), sono stati aggiunti anche: fiato corto, stanchezza, dolori, mal di testa, infiammazione della gola, naso chiuso oppure che cola, perdita dell’appetito, diarrea, malessere.

Che cos’è la nuova variante XE del Coronavirus e cosa si può fare per difendersi

La variante Covid-19 XE è detta “ricombinante” perché unisce alcune caratteristiche di Omicron BA.1 e di Omicron BA.2. Non è la prima variante a originarsi in questo modo: esistono infatti anche la XD e la XF, che si sono originate a loro volta da un mix tra Delta e Omicron e che però non presentano una diffusione così grande. Come ha spiegato al Corriere Giuseppe Remuzzi, direttore dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri e professore per “chiara fama” di Nefrologia all’Università degli Studi di Milano, la variante XE potrebbe essere nata da un “mescolamento del materiale genetico” in una persona che si è infettata con due varianti diverse.

Secondo gli esperti, XE non dovrebbe essere più pericolosa delle varianti che stanno già circolando in questo momento. Tra le armi più efficaci per contrastare ancora una volta il dilagare del Coronavirus si indicano quindi l’immunizzazione, tramite le 3 dosi di vaccino o la guarigione dell’infezione, e l’uso delle mascherine per proteggersi dalla rapida diffusione delle nuove varianti.