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Ue timida sulle sanzioni, mentre il rublo torna ai valori pre-guerra: il punto sui mercati

Pubblicato: 08/04/2022 11:16

Come accaduto in passato, la crisi ha messo in evidenza le contraddizioni dell’Unione Europea. Per circa 20 anni, gli Stati membri non hanno mai agito all’unisono in termini di politica energetica, e questo sta venendo a galla, ora che sempre più voci chiedono l’embargo totale dei combustibili fossili. Dopo le pressioni tedesche, la Commissione Ue ha annunciato il quinto round di sanzioni contro Mosca, che non includono, tuttavia, nessuno stop al gas russo ma solo un divieto delle importazioni di carbone e con un mese di ritardo rispetto ai piani originari.

Intanto, mentre Bruxelles arranca nel prendere una misura decisa contro Putin, la proposta di far pagare i flussi di gas e greggio in rubli ha dato nuova linfa vitale alla moneta moscovita che, dopo soli 44 giorni dall’invasione Ucraina, è tornata ai valori pre-guerra.

Sanzioni sì, ma solo a metà

La dipendenza europea dai combustibili russi costruita negli ultimi 20 anni inizia a preparare il conto. La Commissione europea ha deciso ancora una volta di non colpire il cuore dell’economia russa: le esportazioni di petrolio e gas. Un business che garantisce alle tasche del Cremlino circa 1 miliardo di euro al giorno e che, di fatto, finanzia giornalmente gli attacchi in Ucraina.

Con un embargo totale sui flussi di combustili russi, “bisognerebbe prepararsi per far fronte ad uno scenario con i prezzi del gas a 500 MWh e greggio a 200 dollari al barile“, ha affermato Gianclaudio Torlizzi, founder di T-Commodity, per questo la Commissione Europea ha approvato il ban solo sulle importazioni di carbone russo a partire da metà agosto, cioè un mese dopo la data prevista all’inizio, in seguito ai “presunti” crimini di guerra compiuti dalla forze moscovite nelle aree a nord di Kiev.

Secondo quanto ha riportato Reuters, la proposta originaria prevedeva un periodo di transizione di tre mesi per i contratti esistenti, periodo poi esteso a quattro mesi a seguito delle pressioni arrivate in particolare dalla Germania, il primo importatore Ue di carbone russo. Gli Stati Uniti, invece, praticamente autosufficienti a livello energetico, hanno dato l’ok allo stop sul greggio e alle “normali relazioni commerciali” con Mosca.

La decisione del braccio esecutivo dell’Ue si scontra con il voto arrivato dal Parlamento europeo di Strasburgo. Con un sì a larghissima maggioranza, l’europarlamento ha approvato la risoluzione per il “totale e immediato” embargo a tutti i combustili russi, e ha chiesto la sospensione dal sistema SWIFT per tutte le banche russe, comprese quelle (come Sberbank e Gazprombnk) che permettono i pagamenti per forniture di gas e greggio. “Questo è un momento significativo, la nostra posizione è chiara“, ha affermato la presidente del Pe Roberta Metsola. Quella della Commissione Ue no.

Mosca ringrazia

Dopo il 24 febbraio, il rublo è scivolato ai minimi storici contro il dollaro (USD/RUB a 144), aumentando le prospettive per un imminente default della Russia, come raccontato su questa rubrica qualche settimana fa. Un mese e mezzo dopo l’invasione, la moneta non solo ha recuperato le perdite (USD/RUB è ora sui 75) ma ha anche guadagnato un po’ di valore. Questo è principalmente dovuto all’ordine esecutivo di Putin di accettare solo pagamenti in rubli per le consegne di gas agli acquirenti stranieri (principalmente europei), una scelta definita da molti Paesi come inaccettabile e contro i contratti, ma che di fatto ha reso l’idea del potere negoziale in mano al Cremlino.

Inoltre, con l’esclusione dallo SWIFT Mosca è entrata nel sistema di pagamento cinese CIPS, un sistema che, sebbene inferiore in termini di volumi, favorisce gli scambi commerciali tra i due partner supportando il valore del rublo. Putin ha poi stretto accordi commerciali con diversi Paesi, come l’India, che accettano linee di swap e accordi di scambio con la valuta di Mosca. Una forte vittoria interna per Putin.

Secondo Brendan McKenna, strategist di Wells Fargo Securities, “un surplus delle partite correnti dovrebbe effettivamente essere un’altra fonte di stabilità per il rublo. Se i prezzi dell’energia rimangono elevati e i principali importatori di energia e materie prime russe continuano ad acquistare, le partite correnti dovrebbero rimanere in attivo“. Tradotto: se l’Ue non si decide ad imporre un embargo totale la Russia, Putin non avrà vita breve.

Ultimo Aggiornamento: 08/04/2022 20:05