Vai al contenuto

Trivelle e piano per la transizione energetica: i comuni ora si ribellano al Governo e ricorrono al Tar

Pubblicato: 13/04/2022 12:08

Comuni italiani contro il Governo sulla questione trivelle: sono 24 le amministrazioni firmatarie di un ricorso al Tar del Lazio per opporsi al Piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee (PiTESAI), approvato dal Ministero della Transizione ecologica pochi mesi fa, che individua le aree in cui è consentito lo svolgimento di attività di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi.

Trivelle, 24 Comuni italiani contro il piano del Governo: ricorso al Tar del Lazio per il PiTESAI

Il piano del Governo per le trivelle, dopo l’approvazione del PiTESAI (fortemente voluto dal ministro della Transizione ecologica, Cingolani) sarebbe oggetto di un ricorso al Tar del Lazio presentato da 24 Comuni.

L’azione delle amministrazioni – con documento che sarebbe stato depositato l’11 aprile, riporta il Corriere della Sera – si oppone al programma (che punta a individuare le aree “idonee” in cui è ammesso lo svolgimento di attività di ricerca e coltivazione di idrocarburi sul territorio nazionale) e si fonda su alcuni punti chiave per ottenerne l’annnullamento.

Le critiche mosse al PiTESAI dai Comuni ricorrenti in 5 Regioni italiane

Sarebbero complessivamente 24 i Comuni italiani – nelle Regioni Piemonte, Abruzzo, Basilicata, Campania e Sicilia), pronti alla battaglia legale contro il provvedimento approvato nel febbraio scorso dal MiTE, il Ministero della Transizione ecologica.

Tra i punti al centro di critiche che punterebbero alla richiesta di annullamento davanti al Tar del Lazio, su impulso di una iniziativa promossa dal Coordinamento nazionale No Triv, anzitutto le tempistiche. Come riferisce ancora il Corriere, il Ministero sarebbe arrivato in ritardo rispetto al corso che avrebbe dovuto vederne l’adozione entro il 30 settembre dello scorso anno.

Inoltre, secondo quanto sarebbe oggetto di ricorso, il piano recentemente approvato contrasterebbe con la normativa europea. In un passaggio del documento, riportato dallo stesso quotidiano, si legge che, sulla base di una necessaria valutazione – prevista dalla giurisprudenza europea – degli effetti cumulativi di programmi (attuali e futuri), si sarebbe dovuto procedere a vagliare “se la sommatoria dei progetti esistenti e potenziali possa recare danno al bene ambientale“.