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Glioblastoma, trovata la chiave per predire la sopravvivenza del paziente

Pubblicato: 26/09/2023 18:20

Un nuovo studio condotto da un team di ricercatori delle università di Padova, Berlino e Bordeaux, insieme all’Istituto Oncologico Veneto (IOV) di Padova, ha gettato nuova luce sulla lotta contro il glioblastoma, il più comune e maligno tumore cerebrale. La ricerca, guidata dal Prof. Maurizio Corbetta, Professore di Neurologia e Direttore della Clinica Neurologica presso l’Azienda Ospedale Università di Padova, rappresenta un passo avanti significativo nella comprensione e nella diagnosi di questa devastante malattia.

Glioblastoma, un tumore aggressivo e senza pietà

Il glioblastoma è noto per la sua aggressività e la mancanza di terapie efficaci. Finora, gran parte degli sforzi di ricerca si era concentrata sulle caratteristiche specifiche del tumore, come le mutazioni genetiche e la risposta immunitaria. Tuttavia, questa nuova ricerca ha puntato l’attenzione su un aspetto fondamentale: la densità delle connessioni neurali nell’area in cui il tumore si sviluppa.

Il cervello umano è composto da una complessa rete di neuroni interconnessi, nota come connettoma, che funge da “strade” di comunicazione tra le diverse regioni cerebrali. Gli scienziati hanno scoperto che la prognosi del glioblastoma è strettamente correlata a questa rete di connessioni neurali. In particolare, quando il tumore cresce in aree ad alta densità di fibre neurali, la sopravvivenza del paziente è notevolmente ridotta, mentre è migliore quando il tumore si sviluppa in regioni cerebrali con una densità di fibre più bassa.

Glioblastoma, l’area in cui si sviluppa indica la sua velocità di diffusione

Gli autori ipotizzano che ciò possa essere dovuto al fatto che, quando il tumore si sviluppa in aree ad alta densità di fibre, ha maggiori probabilità di diffondersi rapidamente alle altre parti del cervello, rendendo così il trattamento più difficile. Questa scoperta apre la strada a un nuovo indice diagnostico non invasivo che potrebbe predire la sopravvivenza nei pazienti affetti da tumori cerebrali.

Il metodo sviluppato dal Prof. Corbetta, insieme al ricercatore Alessandro Salvalaggio e all’assegnista Lorenzo Pini, consente di calcolare l’indice di densità delle fibre nella zona in cui si sviluppa il tumore utilizzando solo le immagini di risonanza magnetica cerebrale, un esame di routine che tutti i pazienti eseguono prima dell’intervento chirurgico. Questo significa che non è necessario alcun esame invasivo aggiuntivo, rendendo il processo diagnostico più semplice e meno traumatico per i pazienti.

Il Prof. Corbetta ha commentato i risultati dello studio affermando che “questa ricerca dimostra come l’approccio al glioblastoma debba tener conto delle caratteristiche specifiche del cervello umano. Queste scoperte non solo hanno portato alla creazione di un nuovo indice diagnostico non invasivo, ma forniscono anche spunti per lo sviluppo di nuovi approcci terapeutici”.

Questa scoperta rappresenta un passo avanti fondamentale nella lotta contro il glioblastoma e offre speranza per i pazienti affetti da questa malattia devastante. Gli sforzi futuri potrebbero concentrarsi sulla personalizzazione dei trattamenti in base alla densità delle connessioni neurali nella zona del tumore, aprendo la strada a una nuova era nella diagnosi e nel trattamento di questa forma di cancro cerebrale.