Esselunga ha deciso di spiegarci che la famiglia del Mulino Bianco non è l’unica opzione possibile: lo sapevamo, ma vederlo in una pubblicità, diciamolo, non è così ovvio.
Per la prima volta nelle televisioni italiane la poesia pubblicitaria si scrive intorno al divorzio, e non solo: la scrive una bambina, fornendo così un punto di vista del tutto inedito. La trovata della catena di supermercati sta dividendo il pubblico, però: oltre a chi trova la pubblicità geniale, c’è chi la considera banale e a tratti strumentalizzante.
La storia rappresentata è semplice: la piccola Emma è figlia di genitori separati e al supermercato decide di prendere una pesca: il suo obiettivo è darla al papà raccontando che si tratterebbe di un regalo della mamma, nell’intento di creare tra i due -che evidentemente sono in freddi rapporti- un’occasione di dialogo. “Dopo chiamo la mamma e la ringrazio”, dice infatti il papà, anche se sembra in realtà voler stare al gioco della bambina più che altro.
In una valle di lacrime dopo aver visto questo spot di Esselunga#Esselunga https://t.co/9Yd0rebjJf
— Cinguetterai (@Cinguetterai) September 25, 2023
In molti hanno visto nello spot un’occasione colta per raccontare un tipo di famiglia diverso: una mamma e un papà che amano la figlia in maniera esplicita ed esplicitata, che cerca di tornare all’unità familiare. La spesa in una famiglia divisa ma comunque amorevole.
Aestetica Sovietica: “Paese incapace di scindere”
Altri invece hanno trovato lo spot paternalistico e sbagliato: per molti utenti di Twitter (lo possiamo ancora chiamare Twitter, vero?) si tratta di una rappresentazione sbagliata in cui si strumentalizza una bambina per mostrare una realtà poco realistica. L’account Instagram Aestetica Sovietica, ad esempio, ha addirittura considerato che lo spot possa essere diseducativo perché rappresenta la coppia unita come unica realtà da cercare ed a cui auspicare, stigmatizzando il concetto di divorzio: “La cosa peggiore è il sentimento che quasi certamente questo spot potrà innescare in una famiglia disunita, e in particolare in una coppia di genitori separati: un feroce, disumano, giudicante senso di colpa per aver scelto di interrompere un rapporto di coppia in un Paese incapace di scindere quest’ultimo dal rapporto invece di genitorialità che ciascuno ha con i propri figli”. E, aggiunge: “Non diciamo che un figlio non possa soffrire per una separazione. Diciamo solo che le aziende, nel 2023, potrebbero evitare di stigmatizzare quello che spesso costituisce un rimedio a situazioni di grave oppressione. E che non passi il messaggio che sia giusto sacrificarsi per i figli”.
In molti sotto il post dell’account IG hanno però spiegato di non aver avuto la stessa percezione e di aver invece accolto bene un’immagine familiare diversa dal solito.