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“Il rumore nella pancia dei figli”: perché la disperazione dei migranti è inarrestabile

Pubblicato: 02/10/2023 19:07

“Come fai a spaventare un uomo quando quella che lo tormenta non è fame nella sua pancia, ma fame nella pancia dei suoi figli? Non puoi spaventarlo: conosce una paura peggiore di tutte le altre.” 

Questa citazione non è tratta dall’opera di uno scrittore camerunense, o di un aspirante premio Nobel per la letteratura di origine tunisina. Non viene dal Sud del mondo, o dall’Africa “transumante”, secondo la comunicazione italica di qualcuno. Viene dal Nord America, dagli Stati Uniti bianchi sconvolti dalla paura della fame. È tratta da un libro di uno scrittore non iscritto al PD, né fluido come lo era Michela Murgia. È di John Steinbeck e sono parole tratte da Furore, che tratta di fame e di paura, quella della Grande Depressione. La stessa paura che hanno i cosiddetti migranti economici. 

Puoi spaventare questa moltitudine? Quante centinaia di navi sono necessarie per bloccare il Mediterraneo? Quanti miliardi stanzieremo nelle finanziarie per il piano Mattei?

Questi sono gli interrogativi che oggi spaventano il governo. Non sono gli interrogativi a spaventare, ma le risposte ad essi. Ci vogliono tanti miliardi per gestire queste cose, così tanti che un Paese come l’Italia difficilmente li può trovare nei suoi vuoti cassettini, fiscali o meno. 

Solo per gestire migrazione e politiche di integrazione ci vorrebbero molte più persone, decine di migliaia, di quelle che ci sono volute per non gestire l’avvio al lavoro -i famosi navigator– della fallimentare stagione del governo gialloverde. 

La morte guardata in faccia e le carceri che non fanno paura (le nostre)

La fame della pancia dei figli può fare succedere decine di Cutro. La paura di carceri, soggiorni a 5 stelle rispetto ai lager libici, di sanzioni monetarie, di rimpatri costosissimi, e quindi esigui, sono poca cosa rispetto allo sguardo dei figli con la pancia vuota. È impossibile fermare questa paura, si può solo -ed è quello che si sta facendo- sommarla ad altre paure. Solo che ai migranti la morte non fa paura: è una compagna di vita quotidiana. A noi occidentali invece fa orrore. Ci stavamo abituando all’idea di immortalità, vecchi, arteriosclerotici ma vivi. Almeno per un po’.

Ultimo Aggiornamento: 03/10/2023 11:16