Vai al contenuto

Perde una gamba a causa delle visite in ritardo, il dramma della sanità: “Tagliata perché costava meno”

Pubblicato: 04/10/2023 10:58

Prima lo hanno curato male e in ritardo, tanto da compromettere una gamba che alla fine hanno dovuto amputare. Poi, al momento del taglio dell’arto, hanno scelto di fare un’amputazione più radicale perché “costava meno”. È la triste storia di Aldo, riportata da Repubblica, uomo che aveva davanti a sé una vita da malato indipendente ed autonomo e si ritrova oggi, invece, a vivere in una casa di cura, senza poter godere della libertà che di fatto le è stata tolta.

Aveva problemi di circolazione, alla fine devono tagliargli una gamba

“Non ero neanche grave, ora non sono più niente”: sono le parole di Aldo, pensionato della provincia di Alessandria, costretto alla sedia a rotelle per un operazione che non avrebbe neanche  dovuto fare: “Se qualcuno mi avesse prenotato quegli esami, adesso avrei ancora la mia gamba”.

L’abisso si presenta davanti a lui nel 2018: in realtà aveva solo problemi di circolazione. Il Covid aveva aggiunto un carico pesante: le visite erano saltate, non c’era posto, e si era arrivati all’amputazione di due dita del piede: gli avevano dato degli anti-infiammatori ma non era la cura giusta e poi l’arrivo di una setticemia implacabile. I controlli non poteva farli: glieli hanno messi a sei mesi, poi a un anno, poi non li hanno più messi. Non è servito neanche l’aiuto dei servizi sociali, con assistenti determinate ad aiutarlo ma che si sono trovate davanti un muro di gomma.

Poi, il caso: un attacco di cuore lo porta in codice rosso in ospedale e a quel punto gli esami devono farli. È così che scoprono che l’arto ormai è in necrosi e si deve amputare, ed arriva lo smacco peggiore: “Potevano tagliare sopra o sotto il ginocchio, hanno preferito tagliare sopra perché costa meno, me l’hanno anche detto, io non ci potevo credere”. Il pensiero va a come sarebbe potuta andare se avesse potuto accedere agli esami privatamente: si sarebbe scoperto prima del problema e avrebbe due gambe anziché una. Ma una pensione minima non ti permette di accedere al sistema privato.

Aldo ora vive in una Rsa e non è autosufficiente: “Un caso limite di malasanità”

Ora, Aldo pensa a chiedere un risarcimento, ma intanto vive in una Rsa: a trovargli un posto è stato il Tribunale per i diritti del malato, che si è preso carico del suo caso. Mara Scagni, responsabile di Cittadinanzattiva, ha raccontato a Repubblica: “Il signor Aldo ha una pensione di circa 600 euro al mese e non può permettersi di pagare nessuna retta. Ma siccome è proprietario di una casa, per la legge non ha diritto all’integrazione pubblica. Per fortuna all’Asl hanno capito il problema e lo stanno aiutando, però il suo resta un caso limite di malasanità: prima lo hanno curato male, poi non gli hanno fatto i controlli necessari, infine sono stati costretti a tagliargli la gamba, risparmiando pure sull’intervento. La verità che è dopo i 70 anni le persone non sembrano più degne di essere seguite come si deve, si va al risparmio”.

Ultimo Aggiornamento: 05/10/2023 01:53