La tragedia del bus di Mestre alimenta nuove polemiche sulla sicurezza della batterie nei veicoli elettrici. “Qualcuno dice che le batterie elettriche prendono fuoco più velocemente, io non so se sia così o no. Ma in un momento in cui si dice tutto elettrico, solo elettrico, forse uno spunto di riflessione bisogna trovarlo”. Questo il commento del ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini, intervenendo sulla strage avvenuta il 3 ottobre scorso. In realtà la questione è più complessa.
Tragedia di Mestre, gli studi scientifici sull’elettrico
Gli studi dimostrano che le auto elettriche si incendiano di meno rispetto a quelle tradizionali, ma che il fuoco che si può sviluppare in queste circostanza è più difficile da spegnere. Ieri i pompieri hanno dovuto attendere le 5 del mattino per rimuovere il pullman Yutong E12 dal cavalcavia della Vempa dopo l’incidente. Successivamente il mezzo è stato controllato ogni quattro ore per verificare che l’incendio delle batterie non riprendesse. Le ricerche e gli studi sostengono comunque che complessivamente le auto elettriche sono più sicure di quelle tradizionali per gli incendi. Secondo uno studio statunitense, riportato dal quotidiano di Enrico Mentana, il 15% degli incendi scaturiti da incidenti è stato imputabile a fiamme provenienti da un veicolo che ha preso fuoco per guasto o incidente. Di questo 15% solo lo 0,2% è relativo a un’auto elettrica. Guardando ai dati percentuali si scopre che ogni 100 mila auto vendute i casi di incendio inerenti veicoli a benzina arrivano a 1.529,9, quelli delle ibride a 3.474,5 e quelli delle elettriche a soli 25,1.

Tragedia di Mestre, le caratteristiche del bus
Il bus della società La Linea spa, del Gruppo Ferrovie Nord Milano è un modello E-12 del colosso cinese Yutong (numero uno al mondo nel settore). Ha propulsione esclusivamente elettrica e 400 km di autonomia assicurati da pacchi batteria per complessivi 350 kW collocati sul tetto, una posizione considerata sicura. Il veicolo fa parte di un lotto di 20 mezzi per il trasporto delle persone che – come descrive un comunicato dell’azienda dell’ottobre del 2022, al momento dell’entrata in servizio – sono stati destinati a coprire per 9 anni linee della città metropolitana di Venezia in base all’aggiudicazione del bando d’appalto del Comune.
Il bus, in base alle caratteristiche enunciate dal costruttore, è particolarmente adatto al servizio urbano ed extraurbano con emissioni zero allo scarico. Lo riporta oggi Open. Il Futon E-12 può essere ricaricato in 3 ore e mezzo e permette consumi ridotti, meno di un kilowatt per chilometro. La capienza totale è di 87 posti, di cui 27 a sedere più uno per persone in sedia a rotelle. Tra le dotazioni tecnologiche, un sistema anticollisione automatico e telecamere interne e esterne. Tutta la diagnostica per la manutenzione viene monitorata da remoto dall’azienda costruttrice. Yutong dice che i pacchi batterie del bus E-12 sono dotati di un dispositivo che protegge dai cortocircuiti e garantisce un adattamento del sistema multilivello. In caso di sovraccarico esterno anomalo o di cortocircuito, il circuito guasto può essere disconnesso in tempo. Il sistema che isola la batteria utilizza un struttura a sandwich sviluppata in azienda che può resistere alla combustione a lungo termine a 1.300 °C per più di 2 ore. Secondo l’azienda, tutte le unità batteria soddisfano pienamente lo standard di test di sicurezza Eu Ece R100.
Tragedia di Mestre, l’’incendio inestinguibile
Massimo Guarnieri, docente del dipartimento di ingegneria industriale dell’università di Padova, responsabile del laboratorio di ingegnerizzazione dei sistemi di accumulo “Eescolab”, ha spiegato che “le batterie al litio purtroppo possono prendere fuoco e quando questo accade è estremamente difficile estinguere le fiamme fino alla consumazione completa delle sostanze combustibili”. Relativamente al caso del bus, Guarnieri ritiene più probabile che l’incendio sia scaturito da scintille avvenute dopo l’urto a causa della rottura dei compartimenti di isolamento delle varie sostanze chimiche, dal litio al cobalto al manganese, tutti elementi altamente reattivi. “Quando si incendiano accumulatori di questo tipo l’intervento dei vigili del fuoco è utile soltanto ad isolare il focolaio da altri corpi potenzialmente incendiabili. Ma è quasi impossibile che il fuoco si spenga senza aver prima esaurito tutto il contenuto delle batterie“, conclude.