Il mondo della musica italiana ha trattenuto il respiro quando ha appreso delle condizioni di salute di Fedez. Il rapper, in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera, ha condiviso dettagli inquietanti: «La metà del sangue che avevo in corpo» era stata persa. E ha aggiunto un dettaglio ancora più sconcertante: «La cosa più assurda è che quel mattino avevo un volo transoceanico. Se non mi fossi accorto di quanto stava accadendo, sarei stato male sull’oceano, su un aereo diretto a Los Angeles, e non so come sarebbe finita». Federico Leonardo Lucia, il vero nome di Fedez, ha descritto un malessere improvviso che lo ha spinto a sottoporsi a un’endoscopia, culminata in un intervento d’urgenza. Ma ciò che ha colpito molti è stata la rassicurazione del professor Massimo Falconi, che aveva precedentemente curato Fedez per un tumore al pancreas, affermando che l’incidente non era correlato alla sua precedente condizione.
Così stavo per morire
Il racconto di Fedez della sua esperienza è stato sia toccante che rivelatore. Ha descritto una serata apparentemente normale che è rapidamente degenerata: «Ero a casa, avevo messo a letto i bambini… e sono svenuto». La sua condizione era talmente grave che ha spiegato come si è reso conto di avere la melena, un sintomo preoccupante, dicendo: «Letteralmente “cagavo sangue”». Ma non è stata solo la sua salute fisica a preoccupare Fedez. Ha parlato apertamente dei suoi problemi di salute mentale, sottolineando l’importanza di affrontare tali questioni. Ha condiviso le sue esperienze con problemi come la depressione e ha sottolineato l’importanza di ascoltare le esperienze degli altri.
L’invito a Belve
Fedez dice che aveva accettato l’invito di Francesca Fagnani a Belve proprio perché «la salute mentale è un problema che riguarda molte persone giovani, ragazzi e ragazze. Forse ascoltare la mia esperienza, proprio quella di una persona che si pensa sia felice perché possiede tutto, li avrebbe potuti aiutare a sentirsi meno soli o a dirsi: be’, allora può succedere davvero a chiunque. A me cercare un riferimento è servito moltissimo: quando ho scoperto la malattia, ho cercato chi stesse vivendo la mia stessa situazione o comunque simile alla mia». E ancora: “Quando ho scoperto il tumore al pancreas sono andato su Google e ho ricevuto una sentenza di morte».
Il ricordo di Vialli
Poi la confidenza con Gianluca Vialli: «Entrambi dovevamo affrontare un tumore al pancreas, e io dovevo superare lo stesso intervento chirurgico che lui aveva superato. Fu la prima volta che piansi al telefono con una persona che non avevo mai visto. Fu una cosa molto forte. Vialli era una persona fantastica. Mi è stato molto vicino sia prima sia dopo l’operazione». Torna su Belve per far sapere che la Rai non lo ha voluto perché «non ero ben accetto. E hanno fatto un comunicato che ho trovato sinceramente spiacevole. Sa perché? Perché ero in ospedale, letteralmente moribondo, e non avevo alcuna possibilità di replicare. Ho trovato la cosa anche particolarmente poco attenta sul piano umano».
La chemioterapia
Sulla malattia, Fedez spiega che non sta facendo chemioterapia. «Nel mio corpo non ci sono più cellule cancerogene, ma ovviamente non esiste medicina sicura al cento per cento. Per esempio in termini di recidive. Forse anche per questo ho avuto una depressione acuta, sfociata in attacco ipomaniacale». Quindi: «Arrivi completamente a perdere la lucidità. Dunque per curarmi ho iniziato ad assumere degli psicofarmaci, che però talvolta non sono privi di effetti collaterali. Allora per curare gli effetti collaterali di un farmaco ti prescrivono un altro farmaco, e così via. Il risultato è stato che balbettavo, tremavo, non riuscivo più a pensare lucidamente. Sono arrivato a un punto in cui ho dovuto smettere tutto di botto, avendo una cosa che si chiama effetto rebound».
La malattia mentale
Fedez confida di essere seguito da uno psichiatra e da uno psicoterapeuta. Ma ha provato anche le stimolazioni transcraniche: «Sono scosse elettromagnetiche al cervello». Ne chiuderà presto un ciclo annuale: «La degenza ti permette di fare un riordino delle priorità, la malattia ti fa capire chi sono le persone veramente vicine a te, veramente importanti per te. È molto bello scoprire queste persone, e meno bello scoprire l’assenza di altre». Poi dice che «dietro i personaggi esistono le persone, con le proprie fragilità. Se oggi vivo una situazione di privilegio economico, persino di un certo potere, questo non significa non soffrire mentre sei in ospedale e ci sono persone che ti augurano la morte. Anzi, è molto doloroso».
Il Fantamorto
Dice che si è rattristato quando ha saputo di essere entrato nel gioco del Fantamorto. «Quelli che avevano scommesso su di me speravano di vincere. Questo mi ha fatto male». E finisce così: «Alla fine in certe situazioni non conta l’estrazione sociale, non contano i privilegi: siamo tutti delle persone. E siccome devo trovare un senso a tutto questo, affinché non sia solo dolore, spero che le mie esperienze possano servire a costruire qualcosa di bello per gli altri, possano essere d’aiuto a chi sta affrontando o affronterà cose analoghe a quello che ho vissuto e sto vivendo»