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“Stava per sposarsi”, chi è l’italiano nelle mani di Hamas

Pubblicato: 12/10/2023 07:16
Nir Forti Italiano ostaggio Hamas Israele

Un giovane brillante, sempre sorridente, appassionato di musica e profondamente innamorato della sua fidanzata Shai, con la quale aveva progetti di matrimonio. Questo è il ritratto che emerge di Nir Forti, il trentenne italo-israeliano di cui si sono perse le tracce da tre giorni, a seguito degli attacchi di Hamas al rave nei pressi del kibbutz di Re’im, dove sono state registrate oltre 260 vittime.

Nir era lì per godersi una giornata all’insegna della musica techno, una delle sue grandi passioni insieme al calcio. Ma quella che doveva essere una giornata di festa si è trasformata in un incubo.

La madre, la signora Tova, racconta con voce tremante gli ultimi momenti di contatto con il figlio. Durante l’assalto, Nir la chiamò per informarla che stavano cercando di fuggire. Poco dopo, una seconda chiamata rivelò che erano stati fermati da quello che sembrava un veicolo della polizia. Ma in realtà, erano terroristi di Hamas travestiti. Spararono indiscriminatamente, colpendo chiunque fosse a portata di mano.

Un amico di Nir, che è riuscito a sfuggire, ha raccontato che sia Nir che la sua fidanzata Shai sono stati colpiti al torace. Da quel momento, di loro non si hanno più notizie.

I forti legami con l’Italia

Nir, originario di Omer, viveva a Tel Aviv lavorando come responsabile vendite per TytoCare, un’azienda specializzata in presidi ospedalieri. Aveva forti legami con l’Italia, dato che sia la nonna che il nonno erano originari, rispettivamente, di Trieste e Milano. Era un giovane curioso e intraprendente, che aveva viaggiato per tutta l’Europa e che, nonostante non avesse mai frequentato l’università, aveva raggiunto grandi successi professionali.

Nonostante non fosse particolarmente interessato alla politica, aveva partecipato a manifestazioni contro l’attuale governo di Netanyahu. Ora, la sua famiglia vive nell’angoscia, sperando di ricevere notizie positive sul suo destino. La madre conclude: “Restiamo incollati al telefono, sperando in una chiamata che ci porti buone notizie”.