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È sempre la stessa storia: perché Israele non sarà mai “vicino”

Pubblicato: 19/10/2023 12:16
È sempre la stessa storia: perché Israele non sarà mai "vicino"

“l’Occidente democratico non sembra voler riconoscere il carattere epocale della strage del 7 ottobre perpetrata da Hamas”. Potrebbe essere la frase di un politico di comprovata fede Atlantica, o l’incipit di un manifesto di BHL, Bernard Henry-Levy, uno dei più noti intellettuali francesi di origine ebraico algerina.  Ma è invece la manifestazione del pensiero del più noto psicanalista e saggista italiano, Massimo Recalcati, che inquadra la scissione-rimozione dalla realtà dell’opinione pubblica occidentale, italiana compresa. Da venti secoli per l’Occidente, per la Torah di più, è dagli all’ebreo. Un antisemitismo universale, forse unico collante del mondo, magari escluso il sud-est asiatico, Cina compresa, dove non ci sono mai stati molti ebrei.

Antisemitismo e senso di colpa europeo: perché i rave party di Israele non sono quelli “giusti”

Da migliaia di anni le vere Nazioni Unite sono state quelle dei Pogrom. Venti secoli di persecuzioni fino all’Olocausto che ha cristallizzato il “fastidioso” senso di colpa dell’occidente. L’oriente ha solo odio verso gli infedeli, creatori di un avamposto occidentale vicino casa loro. Il veder trucidare, decapitare, rapire occidentali mal digeriti e poco riconosciuti popolarmente, al di là delle dichiarazioni ufficiali, ha dato al massimo una reazione dello struzzo per non voler vedere. Mentre l’Undici settembre aveva scosso noi europei, il massacro nel Mare Nostrum, a poche miglia da casa, ci crea scissione e non commozione. Anzi in qualche caso, seppur parziale, ma indicativo, anche reazione contraria verso Israele. Non è solo antisionismo, parzialmente giustificato dagli enormi errori sociali e politici commessi tra la fine del 900 e questo millennio, scandito dalla figura di Netanyahu, politico modesto ma tenace leader di una visione di bassa lega del sionismo. Questa scissione dalla realtà, cioè che Israele è Occidente, è intrisa del solito, immarcescibile antisemitismo strisciante, di avversione al diverso, al deicida, che percorre l’Europa e l’Occidente da millenni. Da un lato non amiamo i deicidi dall’altro abbiamo abbandonato, anche formalmente, in Europa le nostre radici cristiane. Qui la scissione raggiunge il massimo dell’incoerenza. Se siamo scristianizzati, se facciamo gli stessi rave party, se ascoltiamo la stessa musica e compriamo le stesse merci degli ostaggi israeliani, cosa avversiamo degli ebrei se non che “sono” ebrei? Noi italiani delle leggi razziali, possiamo tirare la prima pietra contro le miopi politiche segrazionistiche israeliane? Lo possono fare gli Inglesi che vogliono deportare gli immigrati in Ruanda? Possiamo contestare i muri israeliani quando Orban ha recintato l’Ungheria della UE? 

In Israele ogni giorno che Dio, Jahvé, Allah manda sulla terra arriva un razzo di fabbricazione sciita nella maggior parte dei casi. Noi europei al primo attentato a Bruxelles abbiamo eliminato Schengen. Abbiamo la Turchia, pericolosa alleata di Putin nella Nato e non abbiamo Israele? Dovremmo invece avere il coraggio, la visione, il respiro di proporre ad Israele, se si denota costituzionalmente, se li convinciamo in alcune politiche differenti,  di aderire alla UE, come lo abbiamo proposto all’Ucraina. Sarebbe anche più utile economicamente e finanziariamente. Se non lo facciamo è solo per un motivo. Ha un nome preciso. Razzismo. 

Ultimo Aggiornamento: 19/10/2023 12:18