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Hamas e il rischio terrorismo, Dambruoso: “Potrebbe portare all’aggregazione di interi Stati”

Pubblicato: 20/10/2023 12:43

Il Medio Oriente sta bruciando, e noi ormai ci stiamo chiedendo se e quanto potremo ancora schivare le scintille. Le potenze occidentali, d’altronde, hanno già visto aumentare e concretizzarsi un rischio emulazione dopo gli attacchi del 7 ottobre da parte di Hamas e la durissima controffensiva israeliana: non sono stati pochi gli episodi di antisemitismo e aggressione da parte di attentatori, come nel caso di Bruxelles. Ora, la situazione è arrivata ad un punto tale di tensione che i confini europei hanno smesso di avere la liquidità donata da Schengen e sono diventati rigidi e difficili da varcare: l’Italia stessa ha ristabilito i controlli con il confine sloveno, gli scali francesi e belgi sono ormai al limite della militarizzazione. La paura cresce e la Striscia di Gaza, per una volta, sembra non essere poi così lontana e ignorabile.

Stefano Dambruoso, magistrato, dà la caccia ai terroristi da prima che le torri gemelle sparissero dallo skyline di New York. Dal 2001 studia, conosce e cerca individui e cellule terroristiche ed ha vissuto ogni volto del terrorismo a livello mondiale: da Al Qaeda all’Isis fino ad Hamas, si è occupato di comprendere come individuare in tempo l’insorgere di movimenti criminali e terroristici, per sventarne gli attacchi ed assicurarli alla giustizia. Con The Social Post ha parlato di rischio emulazione, di cosa è davvero Hamas e di come stiamo agendo per evitare il peggio in Europa.

Dal 2001 in poi lei ha potuto studiare organizzazioni terroristiche come Al Qaeda, Isis e ora anche Hamas: in cosa quest’ultima è differente?

Hamas come Hezbollah e la Jihad palestinese hanno come unico obiettivo e ragion d’essere della loro esistenza: l’annientamento e totale sconfitta dello Stato d’Israele. Negli altri casi c’era un profilo di radicalizzazione, di lettura estrema del Corano e dei valori anti occidentali: chiaramente è molto più unificante la ragione di Hamas, che consente di unificare tutti i nemici d’Israele che possono anche non “sentire” le ragioni religiose tipiche della religione musulmana, sottesa comunque anche da Hamas. C’è un rischio di aggregazione di interi Stati allo scopo della neutralizzazione d’Israele.

Nel nostro Paese però ancora non abbiamo avuto episodi gravi come in Francia o in Belgio. Come mai?

I numeri minori hanno consentito maggior monitoraggio ed anche, statisticamente, l’emersione di un minor numero di soggetti disagiati, socialmente non integrati che abbiano incanalato la loro rabbia sociale verso forme di terrorismo. In più le numerose espulsioni hanno davvero attenuato, se non escluso, l’avvicinamento a forme di attentato che pure ci sono state.

C’è chi lega l’incremento degli sbarchi ad un aumento del rischio terrorismo: lei è d’accordo?

Beh, se non ci fosse un flusso di immigrazione così numeroso e così incontrollabile il rischio terrorismo non aumenterebbe. Tecnicamente  e statisticamente va detto che non un numero di immigrati così alto che non partono terroristi, ma lo possono diventare se non trovano un loro contesto di integrazione nel medio periodo, si aprono sfere d’incremento di soggetti che possono entrare in organizzazioni criminali anche più strutturate e dedicate a crimini ordinari. L’immigrazione se non gestita con intelligenza -dall’Europa, non dall’Italia come stiamo ripetendo da tempo – rischia di portare ad un incremento anche dell’attività terroristica”.

E noi la stiamo gestendo con intelligenza?

Esiste un importante impegno sull’immigrazione di questo governo che ha adottato provvedimenti che vanno nella direzione di un maggior monitoraggio, e che io ritengo condivisibile.

Ultimo Aggiornamento: 20/10/2023 13:52