Zerocalcare, ha comunicato all’universo che rinuncia all’annunciata presenza a Lucca Comics & Games. Per quanto sia un acclamato fumettista, la reazione potrebbe essere chissenefrega. Almeno la mia, che pure ho amato i fumetti. Ma sono fermo a Tex, a Topolino e a Diabolik.
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Ma non può bastare il chissenefrega. Perché non dà “buca” per sopraggiunti inderogabili impegni o per motivi familiari. La sua è una “buca” politico-ideologica. Lo disturba il fatto che la manifestazione lucchese sia patrocinata anche da Israele. Proprio non ce la fa a sopportare di intravvedere nel manifesto il logo Israele75, che ricordo il 75esimo anniversario dello Stato che, il 7 ottobre scorso, è stato aggredito dai miliziani di Hamaslll, che hanno praticato una mattanza di civili e ancora tengono in ostaggio 229 persone.
“Purtroppo – spiega – il patrocinio dell’ambasciata israeliana per me rappresenta un problema – in questo momento in cui a Gaza sono incastrate due milioni di persone… Venire a festeggiare li dentro rappresenta un cortocircuito che non riesco a gestire. Mi dispiace nei confronti della casa editrice, dei lettori e lettrici e anche per me stesso”. Non una parola sulle vittime della mattanza. Segue la solita litania sui palestinesi oppressi. Lui ha amici a Gaza. Ma neppure gli passa per la mente che quegli amici, a meno che non siano membri dell’organizzazione terroristica che vuole distruggere Israele, sono anch’essi vittima del dominio di Hamas, prima che della inevitabile reazione militare di Israele all’aggressione.
Non che la decisione di Zerocalcare mi stupisca. Da uno che ha collaborato e sostiene Radio Onda Rossa e ha fatto l’illustratore del quotidiano di Rifondazione Comunista, me lo aspetto. Quel mondo, forse marginale nella società italiana, è fatto così. Ritiene sul serio che Israele non dovrebbe esistere. Ritiene sul serio che sia uno Stato bellicista e aggressore. A quel mondo il fatto che Israele, da 75 anni, venga ciclicamente aggredito, non importa. Sono sionisti. Sono ebrei. Sono democratici occidentali. Dunque hanno torto. Sempre e comunque.
Che la guerra in atto sia stata scatenata da una organizzazione antisemita foraggiata dalla teocrazia iraniana che perseguita le donne, e chiunque voglia vivere senza le imposizioni degli hayatollah, non dovrebbe essere in discussione. Anche se il 7 ottobre è stato presto dimenticato nel discorso pubblico. Ma l’ambiente culturale – chiamiamolo così – di riferimento di Zerocalcare non una parola ha pronunciato per criticare Hamas. Per quell’ambiente la mattanza, così come gli attentati in Israele, è giustificata, sempre, come lotta di liberazione dall’occupazione israeliana. Anche se la striscia di Gaza, formalmente parte dell’Autorità Nazionale Palestinese ma oppressa da Hamas, è libera dal 2005 e gode di enormi aiuti “umanitari”, sia dell’Onu sia dell’Unione Europea. Tuttavia, nel discorso pubblico, Israele è largamente considerato Stato occupante. Dimenticando che, dalla sua nascita, quello Stato non ha mai attaccato militarmente i paesi confinanti, bensì è stata attaccato, reagendo vittoriosamente.
È naturalmente legittimo dissentire dalla politica israeliana nei territori della Cisgiordania. È una questione che Israele deve affrontare e risolvere. Ma il vero problema non è questo. Il vero problema è l’antisemitismo mascherato da antisionismo, radicato in modo trasversale nell’opinione pubblica italiana, coinvolgendo estrema sinistra ed estrema destra anti occidentali, con infiltrazioni anche in aree politiche considerate ingenuamente immuni. Infiltrazioni marginali, certamente, ma comunque esistenti, che si appellano a un equivoco pacifismo che, al dunque, condanna solo una parte, sempre la stessa, cioè Israele.
In questo senso Zerocalcare è solo la punta di un iceberg. Sotto c’è ben altro. Questa ambiguità è percepita con grande preoccupazione, nelle nostre città, dai molti giovani israeliani che vivono in Italia, come studenti o per lavoro. Ne ho incontrato qualcuno. Preoccupazione per i loro cari in Israele e incomprensione per la mancanza di una solidarietà percepibile, reale, sono i sentimenti che esprimono. Preoccupazione e incomprensione che si accompagnano al rischio di essere insultati o addirittura aggrediti da frange di estremisti palestinesi che, al contrario, di solidarietà diffusa godono, anche nei media. Perché non siamo capiti? Perché siamo costretti a rimanere anonimi? Perché anche le forze dell’ordine ci consigliano di non apparire, di nasconderci? Forse a queste domande dovremmo cominciare a rispondere, collettivamente. Non limitarci a pacche sulle spalle.
Ps. Ho temuto che Lucca Comics rinunciasse al patrocinio. Non lo ha fatto. E ha diffuso questo comunicato.
“Abbiamo riflettuto molto sulla possibilità di rinunciare al patrocinio, ma abbiamo ritenuto che sarebbe un atto poco responsabile nei confronti non solo delle istituzioni e delle realtà appartenenti al nostro ecosistema, ma anche per tutti i partecipanti. Lucca Comics & Games mette da sempre al centro solo ed esclusivamente l’opera intellettuale e creativa, le persone: il nostro lavoro, il nostro percorso valoriale, e la nostra storia parlano per noi. Il claim di quest’anno – Together – nasce nel solco del Becoming Human del 2019, di Hope nel 2022, e di quelle stelle che siamo tornati a vedere nel 2021 dopo un altro momento drammatico che abbiamo affrontato e superato insieme”.
Almeno questo è un buon segno.