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“Abusa di me da quando ho 11 anni”, Kevin incastra il patrigno come le prove in un barattolo

Pubblicato: 14/11/2023 18:40

“Un urlo nella notte”. Così è stato definito dal suo avvocato Silvia Oddi. Kevin aveva solamente 11 anni la prima volta che il suo patrigno ha allungato le mani su di lui, 15 quando ha denunciato gli abusi al Telefono Azzurro. Ora a 17, ha finalmente avuto giustizia. Ma indietro, non avrà più la sua infanzia, rubata da un orco.
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La prova in un barattolo

Grazie al suo immenso coraggio lo scorso 7 novembre l’uomo è stato condannato per violenze sessuali dalla V corte penale del Tribunale di Roma presieduta dalla giudice Maria Bonaventura a 8 anni di carcere e al risarcimento di 20 mila euro per i danni psicologici provocati al giovane.
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La prova schiacciante della condanna, l’ha portata proprio Kevin: il barattolo con le prove organiche che ha conservato nel suo comodino. Queste tracce vengono esaminate e dopo i riscontri dei Ris sul dna del contenuto di quel vasetto il patrigno viene arrestato.

Un calvario durato anni

Kevin è nato da una relazione della madre precedente a quella con l’imputato e il ragazzino è venuto a conoscenza della verità solo quando era già grande.

E anche la verità, gli è stata riferita con crudeltà: “Gli è stato detto anche quello con una violenza inaudita perché stava facendo dei colloqui per un disturbo dell’apprendimento, quando la madre ha detto senza nessun riguardo. No, lui non è il figlio di mio marito”.

Poi, da quando ha 11 anni, iniziano gli abusi durante un viaggio in Calabria. Reiterati nel tempo, anche più volte a settimana. Ma Kevin non denuncia per paura di quello che ha definito, anche di fronte ai giudici, “un uomo violento e pericoloso, per i miei fratelli e per mia madre”.

La svolta quando incontra l’attuale fidanzato

Nel 2021, Kevin si innamora di un ragazzo. Il fidanzato lo invita a raccontare il terribile fatto e a conservare le prove biologiche di quanto avviene in un barattolo. Così, denuncia il fatto.

Il padre viene condannato e lui, per anni invisibile, esce da questa coltre di sofferenza. Ora vive in una casa famiglia dove sta tentando di ricostruire la sua vita. “Credo che questo sia il momento giusto per dare per la prima volta visibilità a un ragazzino”, ha detto la legale, nonché curatrice legale della vittima, alla corte.
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Ultimo Aggiornamento: 14/11/2023 19:07