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“È un incubo”, a 3 anni deve tornare dalla famiglia che lo abbandonò. Disperati i genitori adottivi

Pubblicato: 15/11/2023 13:53

Sentenza clamorosa, a tre anni bambino costretto a tornare dai genitori naturali che lo abbandonarono. Se non vi saranno decisioni differenti dopo il ricorso dei genitori adottivi entro Capodanno, il piccolo “Miele” dovrà fare ritorno dai genitori che decisero di abbandonarlo, neonato, tre anni fa. Accade a Ragusa, dove una sentenza della Cassazione di Catania ha scelto per quella che la famiglia adottiva di “Miele” definisce “un incubo”.
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Abbandonato da neonato, deve tornare a 3 anni dalla famiglia naturale

Ecco perché la Cassazione ha deciso per questa soluzione. A questo si aggiunge che i genitori naturali hanno problemi con la giustizia. Il padre condannato in primo grado a due anni di reclusione per abbandono di minore, la madre rinviata a giudizio in un altro processo in concorso con la stessa ipotesi di reato.

Il 4 novembre 2020, i due abbandonarono Miele all’ospedale Giovanni Paolo II di Ragusa, dove venne ricoverato d’urgenza con il cordone ombelicale ancora attaccato al corpo. Dopo sedici giorni, “Miele” trova la sua famiglia adottiva. Ma intanto le indagini portano a scoprire che il commerciante che aveva detto di aver trovato il neonato è in realtà il padre naturale. Il bambino è figlio di una relazione extraconiugale con una donna che ha già due figli, una dei quali già avuta dallo stesso uomo.

Il padre, condannato a due anni, avrebbe preso la decisione di abbandonare il bambino appena saputo del parto. La madre, invece, in attesa di giudizio, ha fatto ricorso perché non avrebbe voluto abbandonarlo. Chiede, dunque, l’annullamento della dichiarazione di adottabilità, perché il tribunale dei minori avrebbe negato alla madre il diritto di “ravvedimento”. Ma da quanto dicono diverse fonti, anche la madre era d’accordo inizialmente.

“Viviamo un incubo”, l’appello della famiglia adottiva

Il tribunale autorizza “i servizi sociali ad avvalersi persino delle forza dell’ordine per il ritiro coatto del piccolo da casa nostra, nel ‘pieno interesse del minore’. Questo il racconto crudo dei genitori adottivi, con cui il piccolo è cresciuto dai suoi primi sedici giorni di vita a oggi. I due hanno presentato ricorso e hanno lanciato una petizione che in questi giorni ha superato le 22mila firme. “Miele aveva solo 16 giorni di vita quando lo abbiamo preso in braccio la prima volta, una tutina calda e un ciuccio molto grande; noi gli occhi pieni di stupore e il cuore che scoppiava di felicità. Sembrava l’inizio di una meravigliosa storia d’amore, ma presto si è tramutato nel peggiore degli incubi“. “Per un decreto che abbiamo appena ricevuto Miele verrà tolto dalla nostra famiglia e “collocato” dalla madre biologica che non ha mai visto, né incontrato”.

Nella petizione online sono riportate le terribili condizioni in cui è stato ritrovato alla nascita: “Subito dopo il parto è stato messo dalla madre biologica in una busta per la spesa, con il cordone ombelicale non clampato, e consegnato al padre biologico che, dopo averlo abbandonato per due lunghe ore in strada, ha inscenato il ritrovamento fino all’arrivo della polizia e dell’ambulanza. Miele è arrivato in ospedale in grave ipotermia e ipoglicemia ed ha lottato per la vita, riuscendo alla fine a sopravvivere”.

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Ultimo Aggiornamento: 17/11/2023 18:13