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Serena Mollicone, riaperto il processo: “Morte lenta, poteva essere salvata”

Pubblicato: 20/11/2023 19:07
Serena Mollicone, brutalmente uccisa a 18 anni nel 2001
Serena Mollicone

“Serena Mollicone poteva essere salvata: morta lentamente dopo ore di agonia”. La testimonianza dell’anatomopatologa Cristina Cattaneo, direttrice del noto centro Labanof di Milano. La ragazza uccisa il 1 giugno 2001 ad Arce, nel Frusinate, è morta lentamente. Cristina Cattaneo, l’anatomopatologa del Labanof di Milano, lo ha spiegato ai giudici della Corte di Assise d’Appello di Roma. Il 26 ottobre scorso gli stessi magistrati hanno deciso di riaprire il processo per la morte della diciottenne.
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Mollicone e Mottola
Serena Mollicone e Franco Mottola, il principale indagato, assolto al termine del processo, ora riaperto

“Poteva essere salvata”, l’analisi della presidente del Labanof su Serena Mollicone

Serena, ha detto la consulente del Labanof in aula, “aveva un’edema celebrale, ma senza sanguinamento. Non è la tipica emorragia, quindi forse si è trattata di una morte lenta. La morte di Serena non è stata immediata la sua agonia è durata da una a dieci ore e quindi poteva essere salvata”. “La ragazza non è morta sul colpo e su questo siamo tutti d’accordo. Probabilmente si arriva all’evento del decesso, perché le vengono chiuse le vie aeree”, ha spiegato Cattaneo. Il perito ha aggiunto che il cranio della giovane è “compatibile con buco trovato nella nella porta della foresteria della caserma dei carabinieri di Arce. La testa ha impattato con l’arcata zigomatica”.

Ventuno anni di processi e di errori

Una decisione molto rara nella giustizia italiana, quella che la Corte d’Assise d’appello di Roma ha comunicato il 26 ottobre scorso: riaprire il processo per l’omicidio di Serena Mollicone. Secondo il procuratore generale, l’istruttoria doveva essere riaperta perché sussistono nuovi fatti determinanti per l’esito del processo.

Serena Mollicone, una giovane di 18 anni del paese di Sora, stava terminando l’ultimo anno del liceo “Vincenzo Gioberti” e suonava il clarinetto nella banda locale. Il 1º giugno 2001, si recò all’ospedale per un esame radiografico, ma non fece ritorno a casa come previsto. Dopo ricerche, il suo corpo fu trovato il 3 giugno in un bosco a 8 km da Arce, con segni di ferite e segni di asfissia.

Le indagini iniziarono con l’ipotesi che dovesse incontrare un uomo, ma nel corso degli anni furono coinvolte diverse persone. Nel 2018, ricerche scientifiche confermarono che l’omicidio avvenne in una caserma di Arce. Nel 2019, cinque persone, tra cui tre carabinieri, furono rinviati a giudizio con accuse che includevano omicidio volontario, occultamento di cadavere, istigazione al suicidio e favoreggiamento. Alcuni esperti contestarono l’ipotesi dell’omicidio nella caserma. Nel 2021, un processo vide la testimonianza di un medico legale che suggerì che il trauma cranico avrebbe potuto causare uno stordimento, ma la morte per asfissia non poteva essere confermata con certezza. In una successiva udienza nel 2022, i Carabinieri del Ris presentarono una relazione che confermava tracce compatibili con la porta su cui Serena avrebbe sbattuto la testa.

La verità a quanto sembra, non è ancora emersa.