In un post su Facebook, Matteo Montevecchi, consigliere regionale della Lega in Emilia-Romagna, ha espresso un duro giudizio nei confronti delle dichiarazioni di Elena Cecchettin, etichettandole come “inaccettabili” e da “respingere con fermezza“. Cecchettin, sorella di Giulia, è stata al centro dell’attenzione per i suoi commenti riguardanti la violenza di genere e l’inesistente patriarcato, temi che hanno scatenato la reazione di Montevecchi.
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Il consigliere leghista non si è limitato a criticare le parole di Cecchettin ma ha anche messo in discussione la scelta dei suoi abiti e simboli nelle immagini condivise sui social, suggerendo una connessione con il satanismo. Montevecchi ha evidenziato la presenza di simboli come il pentacolo, croci rovesciate e statue di Lucifero nelle foto di Cecchettin, riferendosi a questi come “la rappresentazione del male“.
L’attacco di Montevecchi non si ferma alle apparenze ma si estende alla sostanza del discorso di Cecchettin, che viene descritto come espressione di un’ideologia “woke” che promuove una divisione tra uomini e donne. Montevecchi sostiene che le violenze non siano prodotte da un patriarcato, ormai inesistente secondo lui, ma da una “perdita di valori” e una “pericolosa cultura narcisistica”.
Queste osservazioni si inseriscono in un dibattito più ampio che coinvolge altri politici, come Stefano Valdegamberi, consigliere regionale del Veneto, il quale ha già affrontato polemiche simili nella sua regione.
Montevecchi chiama all’azione, invitando uomini e donne a non cadere nella “trappola” di una generalizzazione e retorica preoccupante. La sua posizione chiama a una riflessione più approfondita sulle cause della violenza di genere, suggerendo che il problema sia più radicato nella società piuttosto che nella struttura del potere maschile.