
Le Train de Vie è un film, un piccolo capolavoro, di Radu Mihaileanu. Narra di un treno comprato da un villaggio ebreo polacco che lo usa per tentare di sfuggire, girando mezza Europa orientale, alla persecuzione nazista. Il ministro Lollo, Primo cognato d’Italia, il treno non l’ha comprato, ma l’ha usato per sfuggire a quello che Jonny Stecchino nel film di Benigni definiva la piaga della Sicilia, il “Traffico” . La storia è semplice, Lollobrigida ha fatto fermare, per evitare il ritardo del treno, causa guasto, il Frecciarossa a Ciampino dove l’aspettava un auto blu, a lui, a gli altri passeggeri ovviamente no. Il potere logora chi non l’aveva, parafrasando Andreotti. L’abitudine a non averlo fa errare, che è umano, solo che il perseverare è diabolico. Ed il diavolo ti fa desiderare cose che prima erano impossibili.
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Lollobrigida come il Bianconiglio: se è tardi il ministro corre via
Il treno del desiderio, dei miei pensieri all’incontrario va, cantava Celentano, e Lollo si è sentito improvvisamente molleggiato, ed in trappola: il Frecciarossa, nato per dare velocità ai passeggeri, portava ritardo, e lui, all’improvviso, dopo anni di impotenza, poteva. Cosa? Fermare un treno e scendere, gli altri passeggeri no, lui si, a che serve essere il Primo Cognato? A fermare un treno a, finge, Alta velocità, al Nord, al Sud no. Lui, l’antenato dei fratellini d’Italia, pur con enormi difetti , i treni non li fermava, li faceva arrivare in orario. I nipotini non avendo le capacità amministrative del Ventennio, non ce l’ha nessuno oggi in Italia, i treni li fermano. Fermate il treno! Voglio scendere. Il film di Radu Mileanu finisce con la morale dell’idiota del villaggio che ci fa capire che l’idea del treno per gabbare i nazisti, e non il traffico, era bellissima, ma non funzionò. E gli Ebrei finirono gassati, a Dachau, Buchenwald, Auschwitz, andandoci in treni. A bassa velocità.
