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Bimba di 10 anni muore per un batterio mangiacervello: forse contratto in piscina

Pubblicato: 27/11/2023 23:45

Una vacanza paradisiaca a Santa Marta, in Colombia, si è trasformata in una terribile tragedia per Tatiana González e sua figlia Stefanía, una bambina di appena 10 anni. La piccola è deceduta a causa di un raro parassita noto come “mangiacervello”, contratto durante il periodo di svago in località turistica.
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I primi sintomi: dolore all’orecchio, vomito e febbre

Il dramma ha avuto inizio l’18 giugno, quando madre e figlia sono arrivate a Santa Marta per godersi una pausa rilassante. Già due giorni dopo, Stefanía ha iniziato a manifestare sintomi preoccupanti, tra cui un intenso dolore all’orecchio, vomito e febbre. Inizialmente, gli episodi sono stati scambiati per un’otite dai medici, senza sospettare problemi più gravi.

La situazione si è aggravata alcune settimane dopo. Il 4 luglio, la bambina ha mostrato una sensibilità insolita alla luce solare e ha chiesto di fare una doccia. Durante il bagno, Stefanía ha avuto convulsioni, portando alla sua immediata ammissione in una struttura sanitaria. Il 26 luglio, è stata dichiarata la morte cerebrale della piccola, e il 28 dello stesso mese il suo cuore ha smesso di battere.

La diagnosi infausta: infezione da phylum Percolozoa

Il caso ha attirato l’attenzione dell’Istituto Superiore di Sanità colombiano, dove il neuroscienziato William Contreras ha contribuito alla ricerca sulle cause della morte della bambina. Contreras ha spiegato che la causa del decesso è stata un protozoo ameboflagellato appartenente al phylum Percolozoa.

Questo microrganismo pericoloso si trasmette attraverso la cavità nasale, inalando polveri o aspirando acqua o aerosol contaminati. Una volta entrato nell’organismo, il parassita viaggia attraverso il nervo olfattivo fino al cervello, danneggiando eritrociti e cellule nervose. Contreras ha evidenziato che il parassita prospera in ambienti come piscine, vasche idromassaggio e acque stagnanti, sottolineando la mancanza di cure specifiche in Colombia. Una volta che il parassita infetta una persona, le probabilità di sopravvivenza si riducono al 5%.

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