
Il mondo ha perso un’icona della diplomazia con la morte di Henry Kissinger a 100 anni, come riportato dal “Washington Post“. Il politico, che ha esercitato un’influenza straordinaria sulla politica estera Uniti negli anni ’70 e oltre, è deceduto nella sua casa in Connecticut.
Kissinger, il ruolo cruciale dal Vietnam alla Guerra fredda
Durante la sua lunga e illustre carriera, Kissinger è stato protagonista di momenti cruciali della storia internazionale. La sua abilità diplomatica si è manifestata nell’apertura dei rapporti tra gli Stati Uniti e la Cina, nella negoziazione dell’uscita dagli intricati eventi della Guerra del Vietnam e nella gestione delle complesse relazioni con l’Unione Sovietica durante la Guerra Fredda.
Tuttavia, la sua figura è stata oggetto di controversie, con opinioni contrastanti sulla sua eredità. Il suo famoso aforisma “il potere è il massimo afrodisiaco” incarna la sua filosofia pragmatista, spesso sacrificando valori democratici in nome della realpolitik. La sua abilità nel plasmare gli eventi internazionali è stata incontestabile, ma le critiche sono sorte per le decisioni considerate brutali e illegittime, come il coinvolgimento nella Cambogia e il sostegno al colpo di Stato in Cile nel 1973.
Ha lavorato fino all’ultimo giorno
La sua influenza duratura è evidente nelle dinamiche globali, ma il suo approccio ambiguo ha diviso il giudizio pubblico tra coloro che lo vedevano come un genio diplomatico e coloro che lo consideravano un artista del male. La sua vita è stata un intricato puzzle geopolitico, con ogni mossa mirata a consolidare il ruolo degli Stati Uniti come superpotenza.
Anche negli ultimi giorni, Kissinger ha mantenuto la sua presenza nella scena pubblica, partecipando a incontri di rilievo come quello con la premier italiana Giorgia Meloni.