
Secondo il gup di Roma, Andrea Delmastro, sottosegretario alla Giustizia, ha fornito informazioni a Donzelli “ben sapendo che avrebbe utilizzato quelle notizie per un intervento alla Camera dei deputati”.
Difatti, secondo l’accusa, l’essersi procurato e aver fatto in modo che il suo amico e compagno di partito Giovanni Donzelli rendesse pubblici gli atti “a limitata divulgazione” su Alfredo Cospito ha messo a rischio la sicurezza del Paese.
Su quei documenti si faceva anche riferimento ai rapporti intrattenuti da Cospito con alcuni boss mafiosi, motivo per cui, era stato imposto un vincolo di non accessibilità non per questioni burocratiche, ma “per ragioni di ordine e di sicurezza pubblica”.
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L’informativa del Nic
Nel frattempo il Nucleo investigativo centrale della polizia penitenziaria (Nic) aveva pubblicato un’informativa di 61 pagine nella quale si ricostruiva dettagliatamente la storia carceraria di Cospito. Il Nic scriveva che: “si era registrato un livello di escalation della mobilizzazione, non solo afferente all’area anarchica” che induceva a “non escludere che nel prossimo periodo possano essere perpetrate azioni estemporanee, anche di tipo violento, nei confronti di target riconducibili all’Amministrazione penitenziaria e al Ministero della Giustizia”.

Era apparso poi un documento in rete in cui si invocava alla violenza. Il Nic ne fa riferimento, sostenendo: “serve quella determinazione capace di spingere a tentare il tutto per tutto perché ormai non si ha più nulla da perdere”, scrivevano — emerge “l’accostamento — si legge nella relazione — tra l’attuale situazione di Cospito e la storia del capo tribù Santana, soprannominato ‘Orso Bianco’”. Non è un riferimento casuale, ma la citazione di una storia emblematica in certi ambienti. La stessa simboleggiata dall’animale ritratto “nelle ‘cartoline’ recapitate, nel mese di gennaio, al ministero della Giustizia.
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Chi è “Orso Bianco”
Il personaggio “Orso Bianco”, infatti, decide di togliersi la vita durante la prigionia, situazione questa simile a quella di Cospito che, però, avrebbe fatto una scelta politica sfidando la morte. L’obiettivo principale è quello di far abolire il 41bis.
“Dal volantinaggio e dai documenti censiti sul web nel mese di gennaio 2023 si registra che la portata e il livello di escalation della mobilitazione, non solo afferente all’area anarchica, inducono a non escludere che nel prossimo periodo possano essere perpetrate azioni estemporanee, anche violente, nei confronti di target riconducibili all’Amministrazione penitenziaria e al Ministero della Giustizia. Per questi motivi sono state allertate tutte le strutture penitenziarie e le evidenze sinora riassunte sono state condivise nell’ambito del Comitato analisi strategica antiterrorismo del ministero dell’Interno”.
Per questo motivo viene contestata la posizione di Delmastro, poiché non si pone il problema di divulgare questi documenti.
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Il magistrato Giovanni Russo racconta: “Voleva a tutti i costi i documenti su Cospito”
Il magistrato Giovanni Russo racconta al pm: “La sera del 29 gennaio ho ricevuto una telefonata da Delmastro che preannunziava una richiesta formale per ottenere elementi in relazione al caso Cospito. Il giorno dopo gli ho mandato una scheda riepilogativa”. Il giorno dopo Demastro sollecita: “Mi ha telefonato, spiegando che quanto ricevuto non gli bastava, avendo necessità di una relazione più completa”.
Russo continua spiegando che erano atti estremamente riservati: “Erano con la modalità ‘limitata divulgazione’. Tale modalità allerta il destinatario, che abbia contezza che deve mantenere la notizia ottenuta entro il perimetro dell’amministrazione. Vengo sollecitato a trasmetterla al più presto, in particolare dalla capo della segreteria generale del Dap. Ho ricevuto più telefonate, tanto che trasmetto la bozza”.
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