Un ispettore di polizia è finito agli arresti domiciliari nell’ambito di un’inchiesta condotta dalla Procura della Repubblica di Potenza sulla gestione del Centro per il rimpatrio (Cpr) di migranti di Palazzo San Gervasio. L’uomo è accusato di violenza privata pluriaggravata, falso ideologico, calunnia e truffa aggravata ai danni dello Stato. Disposto anche il divieto di esercitare imprese per un anno ai gestori del centro e a un medico, quest’ultimo accusato di maltrattamenti, falsi ideologico e violenza privata pluriaggravata.
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Ad essere colpito dal divieto di esercitare imprese o uffici direttivi operanti in rapporti con la pubblica amministrazione è invece il rappresentante legale della società che gestiva il Cpr di Palazzo San Gervasio, accusato di reati come inadempimento e frode nelle pubbliche forniture e maltrattamenti nei confronti degli ospiti. Sono stati 35 i casi riscontrati fino a questo momento di maltrattamenti ai danni dei migranti ospitati nel Centro di Potenza. In totale gli indagati risultano essere una trentina, tra i quali diversi medici che hanno prescritto il farmaco Rivotril a persone che non ne avevano affatto bisogno.
Le dichiarazioni del procuratore di Potenza
“Sulla gestione dei Cpr è in gioco la credibilità dello Stato. – avverte il procuratore della Repubblica di Potenza, Francesco Curcio – Nel Cpr di Palazzo San Gervasio chi dava problemi è stato trattato come delle scimmie”. Inoltre, come appena accennato, gli inquirenti hanno accertato la “somministrazione massiva di un farmaco, il Rivotril, comunemente conosciuto come la droga dei poveri senza che ce ne fosse bisogno”.
Nell’ambito dell’inchiesta di Potenza, infine, oltre gli arresti domiciliari per l’ispettore di polizia, sono state eseguite perquisizioni nei confronti altri indagati, tra i quali risultano essere avvocati ed appartenenti alle forze dell’ordine.
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