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Masseria svenduta all’asta per coprire i debiti, allevatore s’impicca all’arrivo dell’acquirente: “Non ha retto al dolore” 

Pubblicato: 11/01/2024 10:51

Poco meno di 25mila euro. Tanto valeva ormai il suo immobile, dopo diverse vendite andate a vuoto. Una cifra bassa, ma comunque non abbastanza perché potesse salvare la sua attività. E così, dopo anni di dolore e sacrifici, all’idea di perdere tutto ha deciso di togliersi la vita. Proprio lì, dove aveva costruito i suoi sogni e dove tutto si era infranto per colpa dei debiti, della crisi economica e di tanti problemi finanziari. Una storia come ce ne sono tantissime, taciute. Storie di raccomandate, di Pec, di avvocati, di cavilli burocratici da cui è difficilissimo, se non impossibile districarsi.

Il dramma di un allevatore perbene

Michele Verdi, dopo una vita di lavoro e sacrifici, temeva di perdere tutto e di non riuscire a rifarsi una vita a 53 anni. Così, la mattina del 4 gennaio si è tolto la vita. Era titolare di un’azienda zootecnica, una masseria, tra Laterza e Altamura. In ballo c’era tutto quello che aveva costruito negli anni: la casa, l’allevamento, i capannoni. Sulla sue spalle, il peso di una procedura esecutiva scaturita da una situazione finanziaria difficile, sebbene con una prospettiva di soluzione positiva. La sua azienda, secondo la stima del consulente tecnico d’ufficio, valeva 330mila euro. Ma era stata messa all’asta e stava per essere venduta a meno del decimo del suo valore: un’esistenza intera che finiva nel nulla, una sofferenza enorme sempre più difficile da sopportare e da spingerlo al suicidio proprio nel giorno in cui un potenziale acquirente era andato a vedere la sua proprietà, assieme al professionista delegato. Giovedì 4 gennaio si è allontanato dalla casa in cui viveva con la moglie e ha raggiunto il capannone più lontano. Si è issato su un trattore, è salito su alcune balle di fieno accatastate per salire sul tetto. E si è impiccato. A trovare l’allevatore un amico allertato dalla moglie, preoccupata perché il marito non si era presentato all’incontro.

I problemi finanziari iniziati a causa di ritardi nei pagamenti

I problemi finanziari erano iniziati una decina di anni fa, quando gli acquirenti del latte prodotto dai suoi animali cominciarono a ritardare i pagamenti e a non pagarlo affatto. L’uomo aveva acceso un mutuo agrario di 60 mila euro per far fronte alle difficoltà del momento ingigantite, in seguito, dal rallentamento delle attività per la pandemia da Covid, che gli impedirono di continuare ad estinguere il debito iniziale. Rimanevano ancora 40mila euro da restituire, non più alla banca, ma a due società di recupero crediti. Un impegno comunque gravoso che angustiava molto l’imprenditore il quale, a questo punto, era stato affiancato dall’avvocato Antonella Semeraro e dal «Movimento per la legalità» con la sua presidente Rachele Ciardo. (Continua a leggere dopo la foto)

Il legale aveva raggiunto un accordo con le due società, offrendo la somma della vendita dell’azienda scansionata in rate mensili per bloccare la vendita all’asta il cui inizio era fissato per il 16 gennaio. L’aggiudicazione non era ancora avvenuta perché le precedenti aste, partite da 330 mila euro, erano tutte andate deserte portando il prezzo base a 24.700 euro, a furia dei ribassi del 25 per cento susseguitisi uno all’altro. Dal 16 sarebbero partiti i rilanci da mille euro l’uno. La proposta dell’avvocato era stata accettata dai creditori, quindi si intravedeva una via d’uscita. Ma Michele Verdi avrebbe dovuto versare i primi acconti, operazione mai fatta per mancanza di liquidità.

Adesso il giudice ha sospeso la vendita

Il giorno dopo la morte dell’uomo, l’avvocato Semeraro ha presentato istanza di sospensione per il grave evento e il giudice l’ha concessa sospendendo le operazioni di vendita. Intanto la moglie, co-obbligata, subentrerà al marito negli accordi con le due società nel tentativo di salvare le proprietà. «Era una gran brava persona – ha detto l’avvocato – un gran lavoratore».