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Matthew Perry avrebbe mentito: non era sobrio ed era “estremamente violento con le donne”

Pubblicato: 12/01/2024 18:31

La tragica morte di Matthew Perry, avvenuta lo scorso 29 ottobre, getta un’ombra cupa sul mito di rinascita che aveva recentemente circondato l’attore, famoso per il suo ruolo in “Friends“. Perry, trovato annegato nella sua jacuzzi, sembra essere morto a causa degli “effetti acuti della ketamina“, una droga alla quale era dipendente. Queste circostanze emergono nonostante nel 2022 avesse pubblicato il libro “Lovers and the Big Terrible Thing”, in cui narrava il suo percorso di superamento della tossicodipendenza.

Matthew Perry “si drogava”: le confidenze di chi lo conosceva

Il Daily Mail, attraverso la giornalista Alison Boshoff, ha fornito nuove rivelazioni che delineano un’immagine contrastante rispetto all’iconica figura sorridente e amata di “Friends”. Perry viene descritto come una persona difficile, spesso incapace di gestire le proprie emozioni negative, e persino violento con le donne. Tra gli episodi riportati, vi è quello in cui avrebbe spinto bruscamente la sua agente Morgan Moses

contro un letto e un altro in cui avrebbe lanciato un tavolino contro l’ex fidanzata Molly Hurwitz, in seguito alla sua intenzione di lasciarlo per i suoi continui tradimenti.

• È il 97esimo giorno di guerra: oltre 23.700 palestinesi morti, di cui circa 10 mila bambini, secondo Hamas. In Israele, 1.200 morti nell’attacco del 7 ottobre.
• Nella notte tra ieri ed oggi, Usa e Gran Bretagna hanno attaccato le basi Houthi in Yemen. Un’azione annunciata, spiega Guido Olimpio. Mosca condanna l’intervento («Escalation distruttiva») e chiede una riunione urgente del Consiglio di Sicurezza Onu; la Cina esprime preoccupazione. Gli Houthi: «Pagherete un prezzo pesante».
• «Quello di Israele a Gaza è un genocidio»: dopo l’inizio, ieri, all’Aja si tiene la seconda giornata del processo contro le azioni israeliane. Oggi la difesa di Israele, affidata ad Aharon Barak: «Gli atti di genocidio sono stati contro di noi» (qui la diretta tv sui cento giorni di guerra).
Ore 18:06 - Missile contro una nave nel Maro Rosso: «Caduto in acqua al largo dello Yemen»

Un missile è stato sparato contro una nave in navigazione a circa 90 miglia a sudest di Aden, nello Yemen, «finendo in acqua e 400-500 metri di distanza». Lo ha riferito l'Ukmto (United Kingdom Maritime Trade Operations), secondo cui nella vicinanze si trovavano «tre piccole imbarcazioni». Il comandante della nave ha assicurato che non stati registrati «vittime o danni e che il sta procedendo verso il prossimo porto» di destinazione.

Ore 17:57 - «Israele invierà medicine a ostaggi a Gaza»

Israele invierà medicine destinate agli ostaggi in mano ad Hamas a Gaza, per la prima volta dal rapimento del 7 ottobre. Lo riferisce il giornalista Barak Ravid, citando l’ufficio del premier israeliano Benjamin Netanyahu. Il via libera è arrivato dopo colloqui tra il Mossad israeliano e il Qatar.

Ore 17:52 - L’agenzia britannica per la sicurezza marittima : «Missile contro nave al largo dello Yemen»

L’agenzia britannica per la sicurezza marittima Ukmto ha riferito di «un missile lanciato contro una nave a circa 90 miglia nautiche a sud-est di Aden, nello Yemen». Nel bollettino di aggiornamento sull’incidente registrato in precedenza, l’agenzia ha fatto sapere di aver appreso che il missile «è caduto in acqua a 400-500 metri» dalla nave, «seguito da tre piccole imbarcazioni». «Il Comandante ha riferito che non ci sono feriti o danni» e che la nave si sta dirigendo verso il porto più vicino.

Ore 17:47 - Pentagono: «Pronti a eventuali ritorsioni da parte degli Houthi»

Il portavoce del Pentagono Pat Ryder ha affermato, parlando ad Al Jazeera, che gli Stati Uniti sono preparati a una potenziale ritorsione da parte degli Houthi dopo gli attacchi anglo-americani che hanno preso di mira “obiettivi militari all’interno del territorio controllato dagli Houthi nello Yemen”. Tra i siti colpiti, ha spiegato Ryder, “strutture di stoccaggio missilistico, strutture di stoccaggio di droni, radar costieri, tutti obiettivi destinati a degradare e distruggere la loro capacità di condurre questo tipo di attacchi sconsiderati in futuro”.

Ore 17:30 - Casa Bianca: «Non vogliamo un conflitto con l’Iran»

Gli Stati Uniti non vogliono un conflitto con l’Iran. Lo ha affermato il portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale americano, John Kirby, alla luce dell’attacco di Usa e Regno Unito ai ribelli yemeniti filo-iraniani Houthi in risposta ai loro raid contro navi commerciali nel Mar Rosso.

Ore 17:23 - Usa: «Non parliamo di altri Paesi consultati per i raid in Yemen»

L’Amministrazione Biden non entra nel dettaglio delle «consultazioni operative» che sono state condotte con una «serie di Partner e alleati» riguardo ai raid condotti in Yemen contro i ribelli houthi. Lo ha detto un alto funzionario dell’Amministrazione nel corso di una call con un gruppo ristretto di giornalisti. «Non parlo degli altri Paesi che sono stati consultati», ha detto il funzionario, sottolineando «l’ampio consenso» internazionale all’operazione.

Un alto funzionario del Pentagono che ha preso parte alla stessa call ha aggiunto che, «per quanto riguarda i contributi dei nostri partner della coalizione, posso dirvi chiaramente che il Regno Unito ha partecipato materialmente con aerei da combattimento che hanno effettivamente preso parte agli attacchi. Per quanto riguarda gli altri nostri partner - ha aggiunto - vi rimanderei a loro e lascerei a loro rivelare qual è stato il loro livello di supporto».

Ore 17:19 - Germania: «Accuse di genocidio contro Israele infondate»

Il governo tedesco ritiene «infondate» le accuse di genocidio contro Israele ed esprimerà questa posizione in seno alla Corte internazionale di Giustizia. «Il governo federale respinge le accuse di genocidio fatte contro Israele davanti alla Corte Internazionale di Giustizia. Sono infondate. All’udienza principale la Germania esprimerà la sua posizione come parte terza. Continuiamo a sostenere il lavoro della Corte, come abbiamo fatto per decenni», ha scritto sul social X il portavoce del governo tedesco, Steffen Hebestreit. Il post è stato rilanciato da Steffen Seibert, ambasciatore tedesco in Israele e portavoce del precedente esecutivo.

Ore 16:56 - Telefonata di Sunak ad Al-Sisi prima dell’attacco agli Houthi

Il presidente egiziano Abdel Fattah El-Sisi ha ricevuto ieri una telefonata dal primo ministro del Regno Unito, Rishi Sunak, prima dell’attacco alleato alle postazioni Houthi. Lo rivela il portavoce della presidenza affermando che al centro del colloqui sono stati l’attuale situazione nella Striscia di Gaza e la crisi nel Mar Rosso.

«È stata sottolineata l’importanza di un lavoro intenso per evitare l’allargamento del conflitto nella regione e per rafforzare i fattori di sicurezza e stabilità a livello regionale» - riferisce la presidenza egiziana sul suo profilo facebook - ed è stato fatto il punto sugli «sforzi in corso per promuovere un cessate il fuoco» a Gaza, proteggere i civili e favorire lo scambio di prigionieri”. Al-Sisi - aggiunge la fonte - «ha sottolineato la responsabilità della comunità internazionale di garantire l’accesso agli aiuti umanitari alla popolazione della Striscia di Gaza per porre fine alle loro lunghe sofferenze umanitarie».

Ore 16:49 - Donald Trump attacca Joe Biden per i raid contro gli Houthi

Donald Trump attacca Joe Biden per i raid contro gli Houthi. «Lanciamo bombe in Medio Oriente (dove io ho sconfitto l’Isis) e il nostro segretario alla Difesa, dopo che è sparito per cinque giorni, è alla guida della guerra dal suo computer in una stanza di ospedale. Ricordatevi che questa è la stessa gang che si è arresa in Afghanistan. Ora abbiamo guerre in Ucraina, Israele e Yemen ma nessuna guerra al nostro confine sud» con il Messico, afferma Trump sul suo social Truth definendo Biden «il peggior presidente della storia americana».

Ore 16:42 - Decine di migliaia di yemeniti in piazza contro i raid Usa-Gb

Decine di migliaia di manifestanti yemeniti si sono riversati oggi in piazza Sab’een - uno dei luoghi più vasti della capitale Sanaa - per esprimere rabbia dopo gli attacchi Usa e britannici contro le postazioni degli Houthi. Lo riporta al Jazeera, precisando che nel corso del grande raduno i manifestanti hanno chiesto agli Houthi di continuare le loro operazioni sul Mar Rosso per esercitare maggiori pressioni su Israele affinché tolga l’assedio sulla popolazione di Gaza e ponga fine alla guerra.

Ore 16:07 - Onu: «Israele ha ripetutamente violato il diritto umanitario»

L’Ufficio per i diritti umani delle Nazioni Unite ha dichiarato oggi che Israele ha ripetutamente mancato di rispettare il diritto umanitario internazionale da quando ha lanciato la sua offensiva a Gaza in risposta all’attacco tdi Hamas il 7 ottobre. Lo scrive la Reuters online. «Abbiamo più volte evidenziato i ricorrenti fallimenti di Israele nel sostenere i principi fondamentali del diritto internazionale umanitario: distinzione, proporzionalità e precauzioni nell’effettuare attacchi», ha affermato Elizabeth Throssell, portavoce dell’Ufficio dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani (OHCHR).

Ore 16:04 - Consiglio politico supremo degli Houthi: «Gli interessi Usa e Gb sono ormai obiettivi legittimi»

Queste rivelazioni gettano un’ombra sinistra su Perry, un tempo celebrato come un talento brillante e carismatico di Hollywood. Il contrasto tra l’immagine pubblica e la vita privata dell’attore si fa sempre più marcato, specialmente considerando i suoi problemi con la tossicodipendenza. Boshoff sottolinea come Perry, già durante le riprese di “Friends”, avesse un grave problema con le droghe, arrivando a consumare fino a 55 pillole di Vicodin al giorno nel 1998. “Immaginate il caos che ha causato – ha affermato Alison Boshoff –, le riprese tardive, la totale mancanza di rispetto nei confronti del cast e della troupe.”

Il legame con Friends: cosa accadde sul set

La situazione dell’attore era tale che avrebbe potuto essere facilmente allontanato dal set di “Friends” per un periodo di riabilitazione, ma la serie, essendo un enorme successo commerciale, ha continuato a sfruttare la sua popolarità. Questo, secondo Boshoff, ha impedito a Perry di prendersi il tempo necessario per affrontare i suoi problemi in un’epoca in cui lo scandalo poteva essere più facilmente contenuto.

Infine, emerge anche l’accusa secondo cui Perry avrebbe tentato di soffocare un potenziale scandalo legale per abusi psicologici offrendo ingenti somme di denaro a una sua ex ragazza, che sarebbe diventata dipendente dagli oppioidi a causa della sua influenza.

La scomparsa di Matthew Perry non solo lascia un vuoto nel mondo dell’intrattenimento, ma solleva anche interrogativi profondi su fame, successo e le loro possibili conseguenze devastanti. Questo caso mette in luce la complessità dietro le figure pubbliche amate dal pubblico e ricorda come, dietro ogni personaggio famoso, ci possa essere una realtà ben diversa da quella percepita dal grande pubblico.

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