
La situazione di conflitto in Medio Oriente ha raggiunto un nuovo picco di tensione con l’inizio dei bombardamenti da parte degli Stati Uniti e del Regno Unito sulle postazioni dei ribelli Houthi in Yemen. Secondo il Pentagono, i raid aerei hanno colpito almeno dodici obiettivi, inclusi campi di addestramento, basi e depositi di armamenti, nelle città di Sana’a, Hodeidah, Saada, Dhamar, Taiz e Zabid.
Questa azione militare è una risposta diretta all’attacco di 21 missili e droni lanciati giovedì contro le navi militari americane ed inglesi nel golfo di Aden, con l’intento di proteggere i cargo dal gruppo armato sciita. La crescente tensione in Israele e il timore di un allargamento del conflitto a Nord, con il possibile coinvolgimento di Hezbollah, alimentano ulteriormente le preoccupazioni nella regione.

Gli Stati Uniti e il Regno Unito stanno impiegando un vasto arsenale militare, che include aerei da combattimento, sottomarini, navi e missili da crociera Tomahawk. Tra i bersagli colpiti vi è anche l’aeroporto della capitale Sana’a.
Le fonti occidentali, pur confermando l’azione congiunta di Londra e Washington, mantengono riservatezza sulla scala e sui tempi specifici dei bombardamenti, con John Kirby, portavoce del Consiglio nazionale di sicurezza americano, che sottolinea la necessità di “neutralizzare la minaccia” posta dagli Houthi.
La situazione in Gran Bretagna è tesa, con incontri urgenti e consultazioni ad alto livello che ricordano gli eventi che hanno preceduto l’attacco all’Iraq nel 2003. Rishi Sunak, il primo ministro britannico, ha convocato una riunione d’emergenza del consiglio “Cobra“.
Dal canto suo, il leader degli Houthi, Abdul-Malik al-Houthi, ha minacciato una risposta ancora più forte, enfatizzando la determinazione nel colpire le navi legate a Israele. “Il nostro Paese è stato sottoposto ad una massiccia aggressione da parte di navi, sottomarini e aerei da guerra”, ha detto il viceministro degli Esteri dei ribelli houti, Hussein Al-Ezzi: “L’America e la Gran Bretagna devono prepararsi a pagare un prezzo pesante e a sopportare tutte le terribili conseguenze di questa palese aggressione”.
Gli analisti militari anticipano che gli Stati Uniti, il Regno Unito e gli alleati potrebbero intensificare i loro attacchi, mirando a obiettivi strategici sulla costa yemenita.
Parallelamente, la tensione si aggrava con l’Iran, che ha rivendicato il sequestro di una petroliera, la St. Niklas, vicino alle coste dell’Oman, una mossa che potrebbe complicare ulteriormente la crisi nella regione.
In un contesto già estremamente delicato, l’intervento del Segretario di Stato americano Antony Blinken dal Cairo, dove ha incontrato il presidente egiziano Sisi, porta una nota di speranza. L’Egitto sta lavorando su un piano di mediazione tra Israele e Hamas, che potrebbe portare a una tregua e a uno scambio tra ostaggi e prigionieri palestinesi, una mossa che potrebbe raffreddare almeno una parte delle tensioni in Medio Oriente.