
I giudici della corte d’Assise di Milano hanno condannato a 26 anni di carcere Rosa Fabbiano. La condanna arriva per l’omicidio della madre Lucia, 84 anni, trovata senza vita nella vasca da bagno della sua abitazione a Melzo, nella Città metropolitana di Milano. Le motivazioni si conosceranno tra novanta giorni, intanto è certo il riconoscimento di attenuanti generiche che ha ridotto la pena di due anni rispetto alle richieste iniziali dell’accusa. Rosa Fabbiano ha ammesso di avere ucciso la madre perché incapace di prendersi cura delle sue condizioni di salute.
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La dinamica dell’omicidio
Lucia Fabbiano, 84 anni, era affetta da un principio di demenza. Un giorno di marzo 2022, la figlia Rosa, allora 58enne, esasperata dalla situazione, ha deciso di ucciderla. L’ha fatta accomodare nell’acqua calda della vasca da bagno. A quel punto l’ha soffocata con una busta di cellophane, uccidendola. In preda al panico, Rosa avrebbe poi usato una sega dotata di una lama lunga 31 centimetri per fare a pezzi il corpo della madre. Dopo aver compiuto il gesto, però, la sessantenne non è riuscita a disfarsi del cadavere, lasciandolo nel bagno fino al 26 maggio.
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A quel punto, disgustata dal cattivo odore, una sorella di Rosa, residente a Trento, ha insistito per entrare nel bagno e per sapere dov’era la madre, ormai irrintracciabile da mesi. Da fine marzo, infatti, Rosa Fabbiano asseriva di aver sistemato la madre in un ospizio, anche se non poteva permetterselo.
La vista disgustosa è toccata anche alla polizia scientifica. Solo in un secondo momento Fabbiano ha confessato. “Non ce la facevo più, ho fatto un disastro, vi ho rovinato la vita a tutti, portatemi dai carabinieri”. Un dramma familiare, secondo il gip di Milano, Giulio Fanales, scatenato per “l’assoluta incapacità dimostrata dall’indagata nel sopportare il decadimento fisico e mentale altrui e, in particolare, di coloro che le sono affettivamente legati”.