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Alessandro Impagnatiello, le sue dichiarazioni durante il processo: “Chiedo scusa della mia disumanità”

Pubblicato: 18/01/2024 10:23

Sembra un’altra persona l’Alessandro Impagnatiello che si è presentato alle 9,39 di oggi (giovedì 18 gennaio) nell’aula della Corte d’Assise del Tribunale di Milano,  dove si è aperto il processo per l’uccisione della ex fidanzata Giulia Tramontano. Il 30enne ex barman dell’Armani Cafè di via Manzoni a Milano è accusato di omicidio aggravato da premeditazione, crudeltà, futili motivi e dal vincolo affettivo, di occultamento di cadavere e procurata interruzione di gravidanza. Jeans, scarpe da tennis, giubbotto blu e barba lunga. Aria meno spavalda rispetto a come lo abbiamo conosciuto. Impagnatiello ha rilasciato anche alcune dichiarazioni che stanno facendo molto discutere.
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Impagnatiello nella cella di sicurezza sempre con lo sguardo basso

Nell’aula stracolma di cronisti e telecamere (la Corte dovrà decidere se autorizzare o meno le riprese) ci sono i legali della famiglia di Giulia Tramontano e i familiari. Durante l’udienza di oggi i giudici dovranno esprimersi anche sulla costituzione di parte civile del Comune di Senago rappresentando dall’avvocato Antonio Ingroia. Di fatto si tratterà soprattutto di un’udienza tecnica, per organizzare le audizioni dei testimoni e per le eventuali istanze presentate dalla difesa. in particolare quella che riguarda la richiesta di una perizia psichiatrica per Impagnatiello. 

Davanti all’assalto di telecamere e fotografi, il 30enne ha abbassato lo sguardo senza parlare. Lo stesso atteggiamento tenuto una volta in aula, all’interno della cella di sicurezza.

Il papà di Giulia: “Non ci fermeremo davanti a niente e a nessuno”

«Non ci fermeremo davanti a niente e nessuno, finché non avremo giustizia»; queste le parole di Franco Tramontano, padre di Giulia, prima di entrare in aula. «La nostra forza sono Giulia e Thiago. Loro ci daranno la forza, sempre e per sempre», conclude il signor Tramontano. 

Chiara, la sorella di Giulia, nei giorni scorsi ha chiesto che l’assassino di sua sorella sia condannato all’ergastolo senza sconti: «Vogliamo sapere di vivere in un Paese giusto. Nulla ci restituirà Giulia, ma la giustizia può alleviare il senso perenne di frustrazione e sconfitta che proviamo dinnanzi alla lapide di mia sorella. Giustizia per il nipote che non culleremo mai, per la nostra vita distrutta, per i silenzi che accompagneranno ogni Natale, ogni compleanno di Giulia, ogni giorno di festa in cui non saremo più in 5 a tavola. Giustizia per Giulia, che ha perso la vita, la famiglia e non per ultimo, suo figlio Thiago».

Le dichiarazioni di Impagnatiello in aula

“Sto chiedendo unicamente a tante persone scusa ma non sarà mai abbastanza. – ha dettoAlessandro Impagnatiello durante le sue dichiarazioni in aula – Sono stato preso da qualcosa che risulterà sempre inspiegabile e da disumanità – ha aggiunto – Ero sconvolto e perso. Quel giorno ho distrutto il bambino che ero pronto ad accogliere. Quel giorno anche io me ne sono andato, sono qui a parlare ma non vivo più. Non chiedo che queste scuse vengano accettate, perché sto sentendo ogni giorno cosa vuol dire perdere un figlio e molto di più, non posso chiedere perdono”.