Si apre lunedì 29 gennaio a Budapest il processo a Ilaria Salis, l’insegnante 39enne di Monza detenuta da 11 mesi in un carcere ungherese con l’accusa di aver partecipato ad una aggressione nei confronti di due neonazisti. All’udienza preliminare parteciperà anche il padre di Ilaria, Roberto Salis, che non smette di proclamare l’innocenza della figlia. Intanto emergono particolari raccapriccianti sulle condizioni di detenzione della donna.
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Ilaria Salis portata in aula in catene: il video shock
Ilaria Salis sorride, mentre entra in aula: può vedere finalmente i suoi familiari (parla con il padre tutti i giorni) ed esce dal carcere. Ciò nonostante fa impressione il modo in cui viene trattata, pur considerando che è sotto gli occhi di tutti: ha manette a mani e piedi ed una cintura in vita da cui parte una catena tenuta alla sua estremità da una poliziotta. Considerando il crimine di cui è accusata, è incredibile che venga trattata come il peggiore dei serial killer.
Il video dell’ingresso in aula di Ilaria Salis:
A #Budapest al via il processo alla maestra italiana #IlariaSalis, accusata di avere partecipato all'aggressione di due neonazisti pic.twitter.com/8Q24z3eVzY
— Tg2 (@tg2rai) January 29, 2024
“È una situazione incredibile e ingiusta. – commenta Roberto Salis – Le comunicazioni che facciamo sono operative. È un momento in cui parliamo delle cose che servono per farla uscire. Dall’Italia quello che si può fare è firmare la petizione per la sua liberazione. In quei giorni ci sono stati attacchi di nazifascisti contro antifascisti e persone che si trovavano sulla loro strada. Però sono stati liberati in due giorni. Gli antifascisti in Ungheria non sono graditi e vengono colpiti in modo impari”.
La testimonianza shock sulle condizioni carcerarie di Ilaria Salis
“Ilaria Salis è trattata come un terrorista internazionale pericoloso. – protesta intanto lo studio legale Magyar che la difende, noto in Ungheria per il suo impegno nei diritti umani – Subisce una detenzione sotto stretta sorveglianza e l’impedimento per molto tempo dei contatti con la famiglia e le autorità italiane. All’udienza di lunedì Ilaria dirà di non aver commesso gli atti gravi che le sono imputati e che comportano sanzioni così pesanti. È in dubbio lo stesso fatto che fosse presente alle aggressioni in questione, o che sia intervenuta incontrando i neonazisti. L’atto di rinvio della Procura è privo di fondamento e non ci sono prove nemmeno per il concorso in associazione per delinquere, presenteremo le nostre prove”.
“Topi, piccioni, cimici, catene, maltrattamenti e botte, lì dentro abbiamo visto di tutto, è un posto fuori dal mondo pieno di cose storte. E lei ha paura di restarci per sempre. – rivela invece a Repubblica Carmen Giorgio, 43enne bresciana che per tre mesi è stata la compagna di cella di Ilaria Salis – Domani inizia il processo. Lei è sempre più giù e sempre più magra. All’inizio pensava come me che fosse uno scherzo, che ci avrebbero fatte uscire. Poi ha capito che volevano fargliela pagare. Per sei mesi non le hanno concesso telefonate. Studiava tutto il giorno, ma lì ti trattano da cani, le guardie sono quasi tutti uomini, ti urlano in faccia, ti portano in giro legata mani e piedi a un cinturone che l’agente tiene con una specie di guinzaglio.
L’ultima volta che l’ho vista, una settimana fa, le si leggeva in faccia la paura di restare. Il cibo non è meglio, lo danno una sola volta al giorno, a pranzo, una specie di zuppa d’acqua sporca, immangiabile. A cena solo conserve e marmellate. Se provi a metterti qualcosa da parte, lo buttano via. Ilaria aveva chiesto altro per allergie alimentari, le davano riso bianco freddo. I piatti li puliscono con uno straccetto. Ilaria aveva il terrore delle malattie. Lei ha avuto una reazione allergica per le cimici, io ho problemi con la tiroide, abbiamo chiesto pasticche o la visita di un medico: nulla”.
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