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I trattori marciano su Roma: le ragioni della protesta (e i veri rapporti con la politica)

Pubblicato: 05/02/2024 17:23
trattori roma

Tutte le strade portano a Roma, è noto. Lo sanno bene anche gli agricoltori italiani in lotta da giorni, come i colleghi di mezza Europa, che si sono dati un appuntamento e una destinazione certi: arrivare venerdì prossimo al centro di Roma. Con le conseguenze, per il traffico (ma non solo per questo), che tutti possono immaginare. La marcia su Roma dei trattori, a parte la rievocazione storica discutibile, è in corso in queste ore con centinaia di mezzi in avvicinamento alla Capitale principalmente da nord (Toscana, Umbria e Lazio). Una avanzata guardata con preoccupazione dai vertici delle forze dell’ordine in primis ma anche dal governo Meloni, che sulla battaglia (apparentemente non politica) del mondo verde tricolore rischia di dover affrontare un pericoloso cortocircuito.
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Le modalità della protesta da metà gennaio si sono riverberate in mezzo continente, con lunghi cortei dei mezzi agricoli e relativi blocchi stradali, mucchi di letame scaricati in strada, cartelli e striscioni appesi sui trattori, animali da allevamento in piazza. Come accade in altri Paesi europei, la rivolta dei trattori italiani vede all’interno molte anime, principalmente autonome. Così le maggiori associazioni di categoria sono state lasciate ai margini (opportunamente ricambiate) dagli organizzatori delle proteste. Se Coldiretti e Confagricoltura – con la prima da mesi molto “appoggiata” sul governo – appaiono più inclini a trattare con le istituzioni, la maggioranza di chi protesta segue proprie logiche e rivendicazioni. Se non in totale contrasto con le grandi organizzazioni agricole. I media si sono affannati alla ricerca del leader della protesta in Italia. Per scoprire che ce ne sono parecchi. Uno è sicuramente Danilo Calvani, già a capo del movimento dei Forconi in Sicilia e ora del Comitato degli agricoltori traditi (Cra). «A oggi non abbiamo interlocuzioni a nessun livello con la politica. Il ministro dell’Agricoltura non vuol parlarci, ma per noi è una battaglia di vita o di morte. Accerchieremo Roma, e non per un solo giorno e non solo con i trattori. Ci hanno tradito i nostri rappresentanti, la classe politica, da questi siamo stati traditi. Perché non ci hanno difeso», ha detto. Nel mirino Calvani mette anche tutti i sindacati di categoria: «Gli agricoltori non li seguono più, non sono più credibili. Ci riprenderemo quello che è nostro come rappresentanza», ha detto.

Ma poi c’è chi ha incontrato il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, l’1 febbraio alla Fieragricola a Verona. «Chi ha parlato con Lollobrigida non ci rappresenta», si è affrettato a precisare Calvani. Ma il comitato di agricoltori che ha visto il ministro, con Salvatore Fais, ha precisato: «Noi non siamo venduti né vendiamo nulla, ma avanziamo richieste ben precise, che sono quelle che vogliamo ottenere per salvare le nostre aziende. Mentre Calvani che non ha più un’azienda e forse vorrà entrare in politica». La protesta dell’agricoltura italiana è dunque plurale nei soggetti in campo e articolata sui temi piMartina Colombari operata per peritonite: “Intervento d’urgenza, i medici mi hanno salvata”ù caldi. Davanti a tutto ci sono i costi di produzione – sementi, concimi, gasolio agricolo, costo del denaro ecc. – lievitati negli ultimi tre anni e la sempre più bassa remunerazione delle loro produzioni, che è scesa a un quarto (ma anche a meno) del prezzo finale pagato dal consumatore. Il tutto condito da impegni e obblighi burocratici che sono una vera palla al piede per chi passa ore e ore sui terreni da coltivare o nelle stalle.

Di fronte ai venti di tempesta di queste ore la stessa Giorgia Meloni dal Giappone ha voluto ribadire di essere “dalla parte degli agricoltori”. La presidente del Consiglio, sulle proteste del settore primario che rischiano di intasare le strade italiane, ha difeso la linea del suo governo sottolineando che nell’ultimo anno e mezzo “è stata molto favorevole agli agricoltori. L’esecutivo ha fatto il massimo possibile, un grande lavoro”. Aggiungendo che vanno sostenute alcune delle ragioni degli agricoltori: “Molta della loro rabbia arriva da una lettura ideologica della transizione ecologica, che ha pensato di poter difendere l’ambiente combattendo gli agricoltori. Non è la mia visione. Noi li abbiamo sempre incontrati dall’inizio del nostro mandato”.

Visione e ricostruzione non proprio in linea con quella di chi protesta, constatato che quelli in movimento oggi verso Roma ribadiscono di voler essere ricevuti proprio dal suo Governo. E poi c’è (e come poteva non esserci) Matteo Salvini con la consueta modalità di lotta e di governo. Il vice presidente del Consiglio dei ministri ha annunciato a più riprese di stare “dalla parte degli agricoltori che protestano”. Il leader leghista condivide e rilancia le rivendicazioni di questi giorni dei contadini imprenditori, battendo forte su quelle anti-Unione europea (messa a riposo del 4% dei terreni, il Green deal, per contrastare la crisi climatica; accordi commerciali per import agricoli con paesi extra Ue), evitando – almeno finora – di condividere le critiche formulate dagli stessi coltivatori al governo di cui fa parte. Ma essendo in campagna elettorale perenne, e non solo per le elezioni europee, da Salvini è lecito attendersi anche colpi di “disturbo” interni. Rammentando che alla guida dell’Agricoltura (e della Sovranità alimentare, va ribadito) siede un fedelissimo della premier.

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Ultimo Aggiornamento: 06/02/2024 14:18