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Malattia del cervo zombie, gli esperti in allarme: “Possibile salto di specie”. Quali sono i rischi

Pubblicato: 21/02/2024 17:03

Sguardo spento, dimagrimento progressivo, bava alla bocca, alterazioni del comportamento e difficoltà nella coordinazione dei movimenti. I “cervi zombie” continuano ad aumentare di numero in Nord America e conquistano nuove terre: a febbraio, infatti, ne sono stati segnalati alcuni esemplari anche nella provincia canadese della British Columbia. La notizia ha riportato l’attenzione sulla malattia da deperimento cronico, una encefalopatia spongiforme dei cervidi che mette in pericolo interi ecosistemi, sistemi economici e potrebbe diventare una minaccia anche per la salute di altre specie, essere umano compreso.

Per la malattia da deperimento cronico non esistono cure né vaccini, inoltre ha dimostrato di poter infettare efficacemente le cellule umane in test di laboratorio, come evidenziato nello studio Chronic Wasting Disease of Elk: Transmissibility to Humans Examined by Transgenic Mouse Models.
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È possibile il “salto di specie”?

Gli esperti ritengono che questo “salto di specie” possa essere possibile anche con la malattia del cervo zombie. Ad oggi, fortunatamente, non risultano ancora casi rilevati nell’essere umano, ma la diffusione esplosiva della patologia e i frequenti contatti tra cervi e uomini – in particolar modo cacciatori – e il consumo di carne infetta possono innescare la miccia in qualunque momento. Gli scienziati sottolineano che la patologia è stata riscontrata in ben 800 cervi e alci nel solo Stato del Wyoming, un numero enorme, considerando che a novembre dello scorso anno era stato identificato il primo caso in assoluto nel celebre Parco Nazionale dello Yellowstone. È un dato da non sottovalutare visti i rischi di possibile trasmissione all’uomo.

Casi riscontrati anche in Europa, gli esperti avvertono: “Attenzione alla carne infetta”

La malattia da deperimento cronico (in inglese Chronic Wasting Disease) è una patologia neurologica contagiosa dall’esito sempre fatale che finora è stata riscontrata in diverse specie di cervidi. È una malattia da prioni, ossia causata da proteine “sbagliate”, che assumono una configurazione errata e che inducono altre proteine a fare lo stesso. Queste proteine anomale formano aggregati nel sistema nervoso centrale innescando la degenerazione e la comparsa della sintomatologia. La cosa inquietante è che, proprio come se si trattasse di una malattia batterica o virale, un animale malato può infettarne altri. Ad oggi è un problema che riguarda principalmente gli Stati Uniti, ma alcuni casi di malattia da deperimento cronico sono stati riscontrati anche in Europa, nello specifico nella Penisola Scandinava.

La malattia, oltre a rappresentare un rischio per noi, è innanzitutto un grave problema che mette a repentaglio la salute dei cervi, animali che giocano un ruolo fondamentale nel mantenimento degli equilibri ecologici degli ecosistemi in cui vivono. La speranza è che si riescano a prevenire ulteriori focolai e l’espansione di una patologia terribile e difficilissima da combattere.
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