
Fa ancora discutere il caso dello sparo di Capodanno, partito dalla pistola legalmente detenuta dal deputato di Fratelli d’Italia ora sospeso, Emanuele Pozzolo. Sotto la lente di osservazione dei pm c’è la posizione di Andrea Delmastro. Il sottosegretario alla Giustizia del governo Meloni era presente alla festa che si è svolta presso la sede della Pro loco di Rosazza, in provincia di Biella. Dov’era Delmastro nel momento in cui Luca Campana, genero del suo caposcorta, è stato ferito da un colpo di pistola partito dall’arma di Pozzolo? Le sue risposte non convincono perché piene di contraddizioni.
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Durante le dichiarazioni rilasciate di fronte ai magistrati, Andrea Delmastro si sarebbe contraddetto rispetto alle dichiarazioni fatte precedentemente al quotidiano Repubblica a cui avrebbe detto: “Ero a 200 metri di distanza dalla Pro Loco, stavo portando in auto le buste con gli avanzi della cena”. La sua versione però è cambiata l’8 gennaio scorso, durante la testimonianza resa di fronte alla pm della Procura di Biella, Francesca Ranieri.
Le contraddizioni di Delmastro davanti al pm
“Ero fuori con due conoscenti di mia figlia, ho solo sentito il rumore dello sparo e ho pensato fosse un petardo. – ha raccontato Delmastro alla pm – Poco prima avevo caricato la mia macchina, ero risalito e mi stavo trattenendo a fumare una sigaretta con gli amici di mia figlia (V.B e A.B., ndr), dopo il petardo non mi ero allarmato particolarmente e ho terminato la sigaretta per poi rientrare e rendermi conto di ciò che era successo”.
Dunque Andrea Delmastro si trovava appena fuori dalla Pro Loco e non a 200 metri di distanza, come invece aveva riferito inizialmente a Repubblica. “Stavo raccogliendo il cibo avanzato per andare via. – questa la sua versione – Avevo quattro buste da portare in auto. Dalla Pro Loco alla macchina saranno 200 metri. Ero uscito con le prime due. Ritorno indietro per prendere le altre due e sento la moglie di quello che è stato ferito, che poi è il marito della figlia di uno della mia scorta, che grida ‘un botto… un botto’. Mi si gela il sangue e cerco di capire”.
E poi, ancora: “Ho pensato che fosse esploso un petardo… e invece sento la moglie che dice ‘ma allora non hai capito… era un colpo di pistola’. La mia scorta voleva che andassi via subito, ma io ho detto che volevo sapere cosa fosse successo al ragazzo e sincerarmi della sua situazione”.
La testimonianza del caposcorta
Questa invece a testimonianza di Pablito Morello, caposcorta di Delmastro: “Siamo saliti a Rosazza in quattro, alle ore 18. Noi quattro siamo i componenti effettivi della scorta di Delmastro. Quella sera però, siccome si trattava di una festa privata con un livello di pericolo basso o nullo, siamo rimasti con il sottosegretario esclusivamente io (che sono responsabile del servizio) e Salvatore Mangione. Abbiamo così fatto rientrare i colleghi di supporto”.
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