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La pandemia ci ha tolto anni di vita, il dato agghiacciante degli esperti: “Dal 1950 mai così male”

Pubblicato: 13/03/2024 16:44

Senza alcun’ombra di dubbio, la pandemia di COVID-19 ha avuto un impatto sanitario, sociale ed economico catastrofico, portando per cause dirette e indirette a un aumento significativo dei tassi di mortalità e alla riduzione dell’aspettativa di vita. Dati certi fornitici da uno studio in cui si evince che tra il 2019 e il 2021 la diffusione del coronavirus SARS-CoV-2 ha ridotto di 1,6 anni (1,0 – 2,2 anni) l’aspettativa di vita globale, ovvero delle persone in tutto il mondo.

Numeri che fanno gelare il sangue, molto più elevati da quelli attesi. Per comprendere l’impatto della COVID-19, basti sapere che tra il 1950 e il 2019 i tassi di mortalità si sono ridotti del 62,8 percento a livello globale, per poi incrementare del 5,1 percento proprio in concomitanza con la pandemia.
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Lo studio condotto

A determinare il drammatico impatto della pandemia di Covid su tassi di mortalità e aspettativa di vita media è stato il copioso team di ricerca internazionale del Global Burden of Diseases, Injuries, and Risk Factors Study (GBD) 2021, guidato dagli scienziati Austin E. Schumacher e Hmwe Hmwe Kyu, entrambi professori presso l’Institute for Health Metrics and Evaluation (IHME) dell’Università di Washington.

Gli esperti hanno analizzato i dati demografici di oltre 200 nazioni e più di 800 territori ed “entità subnazionali” tra il 1950 e il 2021, i ricercatori hanno determinato che nel primo biennio della pandemia (2020-2021) l’aspettativa di vita è calata nell’84 percento dei Paesi coinvolti. Il tasso di mortalità per le persone con un’età superiore ai 15 anni è aumentato del 22 percento per gli uomini e del 17 percento per le donne.

Il Covid-19 ha causato un calo di 1,6 anni dell’aspettativa di vita media delle persone in tutto il mondo durante i primi due anni della pandemia, un calo più drammatico di quanto si pensasse, lo rileva uno studio. Secondo centinaia di ricercatori che hanno esaminato i dati dell’Institute for Health Metrics and Evaluation (IHME), con sede negli Stati Uniti, si tratta di una brusca inversione di tendenza rispetto a un aumento dell’aspettativa di vita globale durato decenni.

Cala la mortalità infantile

Ma c’è una buona notizia nelle stime aggiornate dello storico studio Global Burden of Disease dell’IHME. Nel 2021 moriranno mezzo milione di bambini sotto i cinque anni in meno rispetto al 2019, continuando il declino a lungo termine della mortalità infantile.

Il ricercatore dell’IHME Hmwe Hmwe Kyu ha salutato questo “incredibile progresso”, affermando che il mondo dovrebbe ora concentrarsi sulla “prossima pandemia e affrontare le vaste disparità di salute tra i Paesi”. Nonostante la battuta d’arresto della pandemia, le persone vivono ancora molto più a lungo di un tempo.

L’eccezione delle isole

Barbados, Nuova Zelanda e Antigua e Barbuda sono stati tra i Paesi con il più basso tasso di decessi in eccesso durante la pandemia, riflettendo in parte il fatto che le isole isolate sono state spesso risparmiate dal peso della Covid. Lo studio ha anche mostrato come le popolazioni di molti Paesi benestanti e in via di invecchiamento abbiano iniziato a diminuire, mentre continuano a crescere nei Paesi meno ricchi.

L’unica salvezza: il vaccino

Come indicato, la circolazione del virus ha comportato una riduzione dell’aspettativa di vita media nel mondo di 1,6 anni. Senza il vaccino anti Covid i dati sarebbero stati peggiori, considerando che in un solo anno hanno salvato la vita a 20 milioni di persone. Dopo la Seconda Guerra Mondiale la speranza di vita alla nascita era cresciuta in modo costante e significativo, passando da 49 anni a 71,7 anni, con un incremento di ben 22,7 anni. La pandemia, come indicato, ci ha fatto sbattere contro un muro riducendola, un chiaro segnale dei rischi che corriamo a causa di virus, batteri e altri patogeni che possono diffondersi ovunque. Basti sapere che la famigerata Malattia X ipotizzata dall’OMS potrebbe essere anche 20 volte più mortale della COVID-19.

Secondo gli studiosi questi cambiamenti demografici a livello globale comporteranno delle sfide significative a livello sociale, sanitario ed economico, laddove da una parte porterà a una scarsità di manodopera e dall’altra di risorse. Proprio per questo, secondo il professor Shumacher, le nazioni di tutto il mondo dovranno cooperare per la gestione dell’emigrazione.
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