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Attentato a Mosca: i terroristi bendati e torturati trascinati in tribunale

Pubblicato: 25/03/2024 09:14

Più dubbi che certezze sul bruttale attacco al Crocus.
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Le torture

Trascinati davanti alla corte prima bendati e poi a volto scoperto con segni di tumefazione sul viso e all’orecchio, uno addirittura in carrozzina ricoperto di bende. Sono i quattro sospettati apparsi in tribunale a Mosca dopo essere passati dal quartiere centrale «della commissione investigativa». Per Saidakrami Murodalii Rachabalizoda e Dalerdjon Barotovich Mirzoyev Shamsidin Fariduni e Muhammadsobir Fayzov— i nomi diffusi dalla Tass e riportati dal Corriere della Sera — è stato ordinato il carcere preventivo fino a maggio. Tre di loro si sono dichiarati colpevoli. Ma questo solo dopo che per tutto il giorno sono circolati altri video in cui venivano mostrate le sevizie sui fermati — 11 in tutto— uno con torture praticate con elettrodi e un altro che mostra un militare staccargli l’orecchio col coltello e poi ficcarglielo in bocca. La propaganda di Mosca, dopo aver puntato il dito contro Kiev, a poche ore dal discorso del presidente Putin che non accenna nemmeno alla minaccia jihadista ma lascia intendere che ci siano connessioni tra i terroristi e l’Ucraina, cambia completamente registro.
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La rivendicazione dell’Isis

Per ricostruire i fatti, bisogna partire dalla serata di sabato: dopo i due comunicati di rivendicazione dell’Isis viene postato su Amaq, canale media dell’organizzazione jihadista, un video di 1 minuto e 31 secondi con i filmati delle bodycam degli attentatori. Sono immagini crude, che immortalano il gruppo in azione. Chi filma invoca Allah e inveisce contro gli infedeli. Si vedono gli attentatori sparare diverse raffiche di Ak-47, numerosi corpi inerti a terra e sullo sfondo un principio di incendio, con uno di loro che si accanisce con un coltello contro il collo di una vittima stesa a terra, già ferita.
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Non è la prima volta che affiliati dell’Isis si filmano durante gli attacchi e che questo «materiale» venga diffuso dai canali di propaganda sia come prova della firma ma soprattutto per attirare nuove reclute. La domanda però è: quando è stato inviato il video? Chi lo ha ricevuto e postato in rete? Il primo quesito riguarda le identità degli attentatori. Tagiki, si è detto. Putin ieri ha parlato al telefono con il presidente tagiko Emomali Rahmon e dal Cremlino hanno fatto sapere che «i servizi di sicurezza e le agenzie di Mosca e Dushanbe «stanno lavorando a stretto contatto per contrastare il terrorismo e che questo lavoro sarà intensificato». E secondo Afp uno dei suo comparsi in tribunale, Mirzoyev, è di nazionalità tagika.A circolare in rete, oltre a due nomi, anche i filmati degli «interrogatori» in cui degli uomini che sembrano coincidere con quelli immortalati nella foto diffusa sui canali social dell’Isis subito dopo l’attacco spiegano come hanno agito e perché. Alcuni di loro appaiono terrorizzati, sono in manette o in stato di costrizione mentre parlano. Spiegano di essere stati reclutati su Telegram e dietro la promessa di un pagamento di 5mila euro. Ma nulla è certo. (Continua a leggere dopo la foto)

La propaganda del Cremlino

Non è chiaro nemmeno se gli attentatori abbiano preparato l’attacco. Secondo i media russi, uno di loro avrebbe visitato il Crocus il 7 marzo. A confermarlo un fotografo che ha lavorato al centro commerciale quel giorno per immortalare i visitatori. Ma possibile che 4 uomini inesperti e senza addestramento siano riusciti a condurre un’azione del genere? 

Mentre ancora si contano le vittime, la propaganda fa la sua corsa e punta il dito a seconda della convenienza. Facile ipotizzare che mai avremo risposte certe; e che mai le avranno i famigliari delle vittime.

Ultimo Aggiornamento: 25/03/2024 12:32