Vai al contenuto

Condanna definitiva a 27 anni per Giulia Stanganini: uccise il figlio di 3 anni e fece a pezzi la madre

Pubblicato: 18/04/2024 18:25

È stata condannata in via definitiva dalla Cassazione a 27 anni di carcere Giulia Stanganini. La donna, oggi 41enne, nel novembre 2019 aveva ammazzato il figlioletto di 3 anni e pochi mesi dopo la madre, Loredana Stuppazzoni, depezzandone il corpo. Il primo delitto risale al novembre del 2019, il secondo qualche mese dopo. Oggi la corte di Cassazione ha confermato la sentenza d’appello dello scorso anno. Giulia Stanganini è accusata di duplice omicidio, distruzione e occultamento di cadavere, e anche maltrattamenti e utilizzo fraudolento del bancomat della madre.

Stando a quanto ricostruito dagli investigatori della squadra mobile di Genova, il bimbo sarebbe stato ucciso – la donna lo avrebbe soffocato – perché non sopportava sentirlo piangere. Come aveva scritto nell’ordinanza di custodia cautelare il gip Riccardo Ghio, l’imputata era “inadeguata” rispetto ai compiti della maternità: il figlioletto a tre anni veniva nutrito quasi completamente con omogeneizzati e a volte lo faceva dormire legato al passeggino. La nonna del bimbo aveva probabilmente capito che la figlia aveva ucciso il piccolo e aveva iniziato ad accusarla di essere una assassina. Secondo gli investigatori, per questo poi lei avrebbe ucciso anche la madre.
Leggi anche: Latitante Usa arrestato armato durante l’udienza del Papa: “Vengo dal fronte di guerra ucraino”

Le indagini e le due perizie psichiatriche

La donna era già stata sottoposta a due precedenti perizie psichiatriche entrambe svolte nella fase delle indagini avevano avuto esiti, contrastanti. Nel corso del primo incidente probatorio, disposto solo per l’omicidio della madre e il cadavere fatto a pezzi la donna era stata dichiarata del tutto incapace di intendere e di volere. Quando era stata disposta la perizia sull’omicidio del figlio invece il perito del gip aveva detto che la donna era capace di intendere e di volere:  il secondo perito aveva anche rivalutato la precedenza perizia e aveva detto che la donna era completamente capace di intendere al momento dell’uccisione delle madre ma era stata dichiarata seminferma nella fase successiva, quella del terribile depezzamento del cadavere, avvenuto alcuni giorni dopo. In ogni caso nel giudizio di primo grado neppure di questa seminfermità per uno dei tre fatti imputati era stato tenuto conto dai giudici che l’avevano perciò, senza sconto di pena, condannata all’ergastolo.

Le indagini della squadra mobile, coordinate dai sostituti procuratori Stefano Puppo e Sabrina Monteverde, erano partite il 24 aprile del 2020, quando Stanganini era andata in Questura spiegando di aver fatto a pezzi il corpo della madre, Loredana Stupazzoni, trovata qualche giorno prima impiccata nell’abitazione che le due donne condividevano in via Bertuccioni, a Marassi. Neanche un anno dopo, in carcere le era stata notificata una nuova ordinanza di custodia, con l’accusa di aver assassinato il figlio Adam, neppure 3 anni, il 22 novembre 2019 nella loro casa di via Berghini, a San Fruttuoso. Era stata la stessa donna a confessare l’omicidio a una compagna di cella. Stupazzoni, 63 anni, aveva accolto in casa la figlia Giuliana Stanganini proprio in seguito alla morte di Adam. Ma la donna si era accorta sin da subito del coinvolgimento della figlia nell’omicidio del nipote e aveva minacciato di denunciarla.

Dopo aver terminato di scontare la condanna in carcere, (tra la precedente detenzione e gli sconti di pena collegati dovrebbe restare in carcere per altri 15 anni e mezzo), dovrà scontare un periodo di almeno tre anni in una Rems (residenza per l’esecuzione di misure di sicurezza), come tutti i condannati giudicati seminfermi e socialmente pericolosi
Leggi anche: Donna accoltella il convivente in strada a Trieste