Non l’avranno vista arrivare ma probabilmente non la vedranno nemmeno sparire. Verrà un giorno che la Schlein, all’improvviso, mollerà il partito per rigetto di trapianto. Difficilmente Conte l’accoglierà nel suo partito personale, seppur furbamente senza il suo nome nel simbolo, pertanto la scelta ineludibile sarà tra un obliò della serie “ci ho provato ma”, e la costituzione di una nuova “Cosa” di sinistra. Schlein è stata subìta per questo, unico al mondo, assurdo meccanismo delle primarie aperte, che consentono a chiunque, come a XFactor, di votare un beniamino, e non il segretario di una organizzazione che non ha mai accettato, se non di facciata la Schlein. Se Geolier si fosse presentato avrebbe vinto forse lui.
Schlein fuori dal simbolo di partito (e poi dal partito stesso?)
Il rifiuto a mettere il nome di Elly nel simbolo per le europee non è la difesa del pluralismo, del senso del collettivo residuale, ma il segnale che il PD, la ex ditta, il gruppo eternamente in lotta, in una cosa è coeso, non la vuole più. Proposta più divisa che inclusiva, è la stupefacente affermazione della segretaria del partito dopo le polemiche. E la toppa è peggiore del buco. Ovviamente la Schlein ha intorno una piccola ma agguerrita pletora di corte, ma non tutti pronti alla morte. Quando verrà lo show down dopo le elezioni i suoi accoliti le chiederanno di fare una scissione, similare a quella che fecero i Bersaniani, e lì scoprirà che diversi dei suoi sostenitori di oggi non lo saranno domani – uno di Ferrara su tutti, ma anche qualche pugliese. E non servirà l’aver portato 1 o 2 punti in più rispetto alle politiche, il problema è politico: essere succube di Conte e delle sue ambigue tesi ma, soprattutto, essere corpo estraneo, una Alien del partito democratico. Come si chiamerà il nuovo partito della Schlein? Probabilmente avrà il nome di una traiettoria, verso dove non si sa, Ellysse.