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Patto di Stabilità, via libera del Parlamento Ue senza il voto degli italiani

Pubblicato: 23/04/2024 15:34

L’assemblea plenaria del Parlamento europeo ha approvato la tanto discussa riforma del Patto di stabilità a larga maggioranza, con gli eurodeputati italiani che si sono astenuti o hanno votato contro. Le uniche eccezioni sono state rappresentate da Lara Comi e Herbert Dorfmann del Ppe e Marco Zullo di Renew Europe. Si è astenuto il Pd, che ritenuto il testo “eccessivamente peggiorativo”, a conferma di un clima di generica sfiducia nel nostro Paese nei confronti dell’operato di Bruxelles sul fronte prettamente economico. Prima del voto, era stato Paolo Gentiloni a ricordare il “gran lavoro fatto per correggere le regole fiscali esistenti, regole così rigide che spesso non venivano applicate. Ciò che abbiamo ottenuto non è perfetto. È un buon compromesso ed è il risultato della determinazione di tutti a portare avanti e migliorare l’attuale quadro legislativo”.
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La Lega ha invece definito la riforma “una riforma mancata”, con una nota in cui ha anche sottolineato come “con un’altra maggioranza in Europa, nei prossimi anni sarà possibile apportare quelle modifiche necessarie, verso una maggiore flessibilità e più investimenti pubblici”. Netto anche il M5S: “Un ritorno all’austerity”. Ma cosa prevede, nel dettaglio, il nuovo Patto di Stabilità? Innanzitutto, che i Paesi Ue con un debito pubblico superiore al 60% del Pil dovranno presentare dei piani di riduzione in 4 anni che possono essere estesi a 7 in cambio di riforme e investimenti. I piani saranno nazionali e il parametro di riferimento sarà la spesa primaria netta (la spesa pubblica esclusa la spesa per interessi, la spesa ciclica per la disoccupazione, le spese finanziate da sovvenzioni Ue).

Per gli Stati Ue con un disavanzo superiore al 3% del Pil o un debito pubblico superiore al 60% del Pil, la Commissione pubblicherà una “traiettoria di riferimento” specifica per Paese, comprensiva degli obiettivi di aggiustamento dei conti pubblici a medio termine, per preparare i piani e garantire che il debito sia collocato su un percorso plausibilmente discendente o rimanga a livelli prudenti. da fare e i costi. Sono inoltre previste salvaguardie quantitative, volute dalla Germania, su debito e deficit: riduzione del debito dell’1% annuo se supera il 90% del Pil e deficit all’1,5% nei periodi di crescita. I Paesi indebitati avranno comunque una certa flessibilità per gli anni 2025, 2026 e 2027 legata ai maggiori interessi sul debito e agli investimenti in green, digitale e difesa: la Commissione, per non compromettere gli effetti positivi del Pnrr, ne terrà conto nelle procedure per deficit eccessivo quando definirà il parametro di riduzione annua.

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Ultimo Aggiornamento: 24/04/2024 10:44