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Franco Di Mare, l’allarme degli oncologi: “In Italia l’amianto è ovunque”

Pubblicato: 30/04/2024 08:29
Di Mare oncologi amianto

Torna altissimo l’allarme amianto dopo il caso di Franco Di Mare, il giornalista Rai che ha denunciato di essersi ammalato di mesotelioma pleurico proprio per aver respirato per anni quella sostanza tossica, probabilmente quando faceva l’inviato di guerra nei Balcani. Sul tema intervengono l’oncologo italiano, Antonio Giordano, che lavora negli Usa., e anche Saverio Cinieri, presidente di Fondazione Aiom.
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Gli oncologi rilanciano l’allarme amianto

In Italia l’amianto è presente ancora ovunque e anche in modo insospettabile, senza che nessuno intervenga. – avverte il presidente della Sbarro Health Research Organization (Shro) e professione alla Temple University di Philadelphia – Siamo al fianco di Franco Di Mare. La sua storia ha scosso anche l’America. Da un lato urge eliminare definitivamente l’amianto presente nell’ambiente, dall’altro serve mettere a punto un adeguato sistema di monitoraggio degli ex esposti. Ma interessi economici rallentano la ricerca scientifica”.

“Il mesotelioma pleurico è un killer silente, ma allo stesso tempo è uno dei pochi tumori per cui l’eziologia è pressoché certa: lo sviluppo di questa neoplasia è certamente correlato all’esposizione di fibre di amianto. – spiega l’oncologo – Studio il mesotelioma da tantissimi anni e posso definirmi un ‘figlio d’arte’. Mio padre Giovan Giacomo Giordano fu uno fra i primi scienziati, insieme al professor Cesare Maltoni del Collegium Ramazzini di Bologna, a studiare e a scoprire i gravissimi danni derivati dall’esposizione alle fibre di amianto. E anche grazie alle sue ricerche l’amianto è stato messo fuori legge in Italia nel 1992. Un bando adottato a livello europeo dal 1999”.

Purtroppo però di mesotelioma si continua a morire e questo succede “per due motivi”, spiega ancora Giordano. Per prima cosa, “per la lunga latenza clinica del tumore, considerando che tra l’esposizione al minerale e lo sviluppo della malattia possono intercorrere fino a 30 anni. E poi perché, nonostante ogni attività di estrazione, commercio, importazione, esportazione e produzione di amianto, prodotti di amianto o prodotti contenenti amianto sia stata vietata, il materiale è ancora presente in grandi quantità nei luoghi in cui non si è provveduto alla bonifica e allo smaltimento”.

Caso Franco di Mare è punta dell’iceberg

Con il caso Franco di Mare siamo ancora alla punta dell’iceberg: questa neoplasia, infatti, si sviluppa 30 anni dopo l’esposizione alle microparticelle di amianto. Se a questo aggiungiamo che nel nostro Paese la prima legge che mise al bando definitivamente l’utilizzo dell’amianto è la numero 257 del 1992, possiamo dire che purtroppo la situazione per i prossimi anni non fa ben sperare. – spiega invece all’Adnkronos Salute Saverio Cinieri, presidente di Fondazione Aiom (Associazione italiana oncologia medica) – Per fare in modo che sempre meno persone si ammalino di questo tumore è fondamentale smaltire l’eternit collocando il materiale contenente amianto in apposite discariche autorizzate dal ministero, ma questo servizio ha un costo. Purtroppo, ancora c’è chi getta il rifiuto tossico in aperta campagna, pur di non pagare”.
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