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Sciopero Rai, la decisione dei giornalisti: cosa succede lunedì 6 maggio

Pubblicato: 05/05/2024 17:07

Non accadeva da anni: domani 6 maggio i giornalisti della Rai sciopereranno. A rischio la messa in onda dei telegiornali, ma il nuovo sindacato aziendale della destra, attivo da pochi mesi, potrebbe “precettare” i giornalisti di area per far fallire lo sciopero: “Con noi i Tg saranno in onda lo stesso”, è il messaggio. Lo scontro nella maggiore azienda di comunicazione nazionale – servizio pubblico, sostenuto dal canone “prelevato” nelle bollette dell’energia elettrica – è ai massimi livelli. Rispecchiando la situazione politica – da conflitto ideologico – in atto nel Paese. La stessa replica dei vertici della Rai all’annuncio dello sciopero ldei giornalisti ne è la conferma.

Nell’ordine, il sindacato Usigrai dei giornalisti dell’azienda oggi ha comunicato con un videomessaggio – trasmesso in tutti i Tg in onda – che “i giornalisti e le giornaliste della Rai, per la prima volta dopo molti anni, si asterranno totalmente dal lavoro per protestare contro le scelte del vertice aziendale, che accorpa testate senza discuterne col sindacato, non sostituisce coloro che vanno in pensione e in maternità facendo ricadere i carichi di lavoro su chi resta, senza una selezione pubblica e senza stabilizzare i precari, taglia la retribuzione cancellando unilateralmente il premio di risultato”.

Ma secondo l’Usigrai è evidente quanto emerso “ in questi giorni: è diventato di dominio pubblico il tentativo della Rai di censurare un monologo sul 25 Aprile salvo poi, in evidente difficoltà, cercare di trasformarla in questione economica. Preferiamo perdere uno o più giorni di paga che perdere la nostra libertà, convinti che la libertà e l’autonomia del servizio pubblico siano un valore di tutti. E la Rai è di tutti”. Lo sciopero proclamato da Usigrai è parte del pacchetto di 5 giorni, indetto da gran parte dei comitati di redazione aziendali, per protesta verso “il controllo asfissiante dell’informazione da parte degli attuali vertici”.

All’annuncio dello sciopero hanno risposto i vertici dell’azienda, sempre con un videomessaggio. Replicando da subito che “alcuna censura o bavaglio è stato messo sull’informazione e si invita l’Usigrai a cessare di promuovere fake news, che generano danno all’immagine dell’azienda”. Per poi entrare nel merito delle rivendicazioni: “L’azienda ha proceduto all’adeguamento del sistema premiante dei giornalisti e degli altri dipendenti. L’impossibilità, nell’attuale quadro economico, di aprire nuovi concorsi pubblici per assunzioni giornalistiche, a fronte di un organico di oltre 2.000 unità, rendono necessari processi di ottimizzazione che consentano di valorizzare l’organico esistente. In questa direzione vanno le razionalizzazioni approvate dal Cda Rai”.

Dalla dirigenza di viale Mazzini si rileva inoltre che “lo sciopero del sindacato Usigrai, a un mese dalle elezioni europee, impoverisce l’offerta informativa ed espone il servizio pubblico a strumentalizzazioni politiche, privando i cittadini del fondamentale diritto all’informazione, caposaldo della democrazia”. Una controaccusa dai contorni squisitamente politici, proprio su uno dei principali temi del contrasto tra le due parti.

Ma non basta. Da Unirai, seconda sigla dei lavoratori dell’informazione Rai, di fronte allo sciopero proclamato da Usigrai parte la sfida per misurarsi. I numeri dei due sindacati sono eloquenti, con Usigrai (fino a pochi mesi fa unica sigla) che ha circa 1.600 iscritti sui duemila in organico; il neonato Unirai ne avrebbe quasi 400. Anche questo scontro è molto acceso, con Usigrai che parla di Unirai come di uno “pseudo-sindacato che vorrebbe proteggere i vertici Rai dallo smacco di un’adesione massiccia alla protesta”. Ma non solo: Usigrainsieme, componente di maggioranza dell’Usigrai, avrebbe parlato di “una comunicazione alle redazioni inviata da Unirai con la quale si tenta un’interpretazione aberrante delle regole, per garantire il diritto allo sciopero con il chiaro obiettivo di pregiudicarne l’adesione”. In altre parole, un tentativo di boicottaggio della protesta. Rispetto al quale l’Unirai avrebbe replicato che “così come esiste il diritto di scioperare, esiste anche quello di non aderire allo sciopero e nessuno può pensare di impedire o limitare questo diritto”. Cosa accadrà domani alla messa in onda dei telegiornali Rai?

Va ricordato che lo scorso 27 aprile la redazione di Radio Uno e quella del Giornale radio Rai avevano già scioperato. In quell’occasione l’Usigrai, che ha sostenuto la protesta, affermò che “i giornalisti del Giornale Radio Rai scioperano per la seconda volta in un mese perché non hanno ricevuto risposte dai vertici Rai. Un silenzio inaccettabile”. Lo sciopero riguardava la decisione dell’azienda “di togliere alla testata due parti fondamentali: la redazione sportiva e Gr Parlamento. Il Giornale Radio Rai è emozione: quella dei grandi appuntamenti sportivi. Il Giornale Radio Rai è storia: quella dei grandi eventi, politici e non solo. Il Giornale Radio Rai è racconto. Insomma, è servizio pubblico”.

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